Sinistra (anti) italiana: attaccano la Meloni e affossano l’Italia

In queste ore, si sta decidendo il futuro dell’Europa. I prossimi cinque anni della legislatura appena iniziata col voto dell’8 e del 9 giugno, e – perché no? – l’Europa dei prossimi decenni. Abbiamo sostenuto più volte che la tornata elettorale appena conclusa sarebbe stata storica e avrebbe cambiato radicalmente il voto del Vecchio continente. Così si stanno facendo sempre più intense le discussioni sul possibile nome del nuovo Presidente della Commissione europea.

La destra che cresce

La palla è nelle mani dei popolari, che detengono la maggioranza relativa dei seggi nel Parlamento appena eletto e la loro intenzione è quella di tirare dritto verso la riconferma della presidente uscente, Ursula von der Leyen, che in questa ultima legislatura appena conclusa ha trovato l’appoggio, oltre che dei popolari, anche dei socialisti e dei liberal di Renew Europe. Ora però le cose stanno in modo diverso, il contesto politico è cambiato in questi cinque anni: oltre ai popolari che hanno mantenuto pressoché stabile (in realtà, leggermente in aumento) il loro consenso, la sinistra europea ha visto crollare il proprio indice di gradimento. I socialisti hanno perso una ventina di seggi, mentre i macroniani, assieme ai Verdi, hanno conosciuto un vero e proprio declino. A dimostrazione di ciò, i risultati fallimentari della sinistra in Francia e in Germania, costrette a soccombere dinnanzi all’avanzata delle destre: di Rassemblement National in Francia e di Afd in Germania. Il quadro politico ha subito dunque un chiaro spostamento verso destra, con la crescita dei gruppi Ecr – nel quale milita anche Fratelli d’Italia – e di Id.

A questo dunque si lavora: a dare ascolto, anche nelle altre Istituzioni europee, a questa ventata di destra che ha iniziato a soffiare, dopo Roma, dopo Parigi, dopo Amsterdam, dopo Berlino, anche su Bruxelles. A questo sta lavorando Giorgia Meloni, a colloquio con i suoi omologhi. A questo mira anche il Partito Popolare Europeo che, dopo aver manifestato l’intenzione di voler riproporre un’alleanza con la sinistra, ha ora espresso la volontà di negare una maggioranza formata dai verdi e di voler restare comunque vicino alla destra conservatrice di Giorgia Meloni. D’altre parte, sarà complicato. Per due motivi principali: in primis, i numeri di una maggioranza di destra e quelli di una coalizione di sinistra sono molto simili e incombe soprattutto la paura dei franchi tiratori, data la segretezza del voto in Parlamento. Il che equivale a evitare maggioranze risicate, sul filo del rasoio. Secondo: permane ancora forte, nonostante la batosta elettorale, quella compagine di sinistri e burocrati (spesso un tutt’uno) legata a Bruxelles con vari interessi. Dura a morire, e non certo per meriti. Ma con l’appoggio anche di mezzucci messi a disposizione dagli alleati, o meglio dagli avversari dei loro avversari. Da quelli che, per ragioni simili, oppugnano chi vuole cambiare il sistema che fa ristagnare l’Europa nelle torbide acque degli interessi lontani dal popolo.

Fango sul nome dell’Italia

Ed ecco, allora, che aver urlato in Italia alla censura, potrebbe aver prodotto i frutti desiderati. La eco di quelle grida ha toccato tutta Europa e ha abbassato la considerazione italiana all’estero. In pratica, mentre il presidente del Consiglio Giorgia Meloni cercava con fatica di rilanciare l’immagine di un Paese affossata da anni di malgoverno, in Patria qualcuno si divertiva a rovinare quel lungo lavorio di reti diplomatiche in pochi semplici passi. Di mezzo ci andava l’Italia e il suo popolo. L’obiettivo era Giorgia Meloni, che ora vorrebbe, se non altro, continuare a fare gli interessi italiani portando la nuova Commissione quanto più a destra possibile. Urlare alla censura sul caso Scurati ha infatti portato la Commissione, secondo il suo portavoce Eric Mamer, a stendere un rapporto sulla libertà di stampa e di informazione in Italia, prendendo spunto anche dai comunicati dell’Usigrai reclamati in diretta nazionale contro il governo. Che la notizia venga fuori soltanto ora, quando invece il caso Scurati è accaduto due mesi fa, non lascia spazio a ulteriori interpretazioni. Di fatto, le cose che rilevano sono tre: la Commissione non troverà nulla di anomalo perché, come ribadito dalla presidente Rai Marcella Soldi, non c’è stato alcun intento censorio; la sinistra italiana si rivela ancora una volta quella che è, un gruppo di persone guidate da un sentimento anti-italiano che, pur di raggiungere il proprio obiettivo, denigra l’immagine del proprio Paese (la Commissione non troverà niente, ma intanto il fango è stato gettato); le persone comuni non credono più a simili manfrine, vanno nel pratico: vogliono vedere rispettata la sentenza delle urne, unico dato che i politici europei dovrebbero considerare nella formazione della nuova Commissione.

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