Se si pensa che la sinistra italiana abbia risposto in maniera positiva e costruttiva all’appello del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l’appello all’unità sotto il nome di Raffaele Fitto a protezione dell’interesse nazionale, si va incontro a un errore madornale. Malgrado il messaggio del Capo dello Stato, l’ideologia ha avuto comunque la meglio e i vari partiti della sinistra italiana si sono accodati alla volontà dei rispettivi gruppi europei di appartenenza, che volevano vendicare il veto dei popolari spagnoli su Teresa Ribera, la socialista spagnola e ministro della Transizione ecologica del governo Sanchez sulla quale sono ricaduti i dubbi degli europarlamentari iberici dopo l’alluvione di Valencia. E lo hanno fatto, socialisti, sinistra, verdi, con la complicità delle delegazioni italiane, presentando dei documenti aggiuntivi sulla nomina di Fitto alla Commissione Affari regionali che era chiamata alla sua valutazione. Lettere in cui, ovviamente, veniva esplicitata la loro contrarietà alla vicepresidenza esecutiva italiana.
La sinistra ha snobbato Mattarella
Socialisti e liberal hanno sostenuto che Fitto non sarà “pienamente indipendente dal suo governo nazionale”. The Left invece denuncia la presunta incapacità di Fitto di “garantire impegni forti per gli aspetti sociali e ambientali della politica di coesione”, sottolineando di nutrire “forti preoccupazioni nei confronti del partito e del governo di Raffaele Fitto, in particolare per la loro politica sullo Stato di diritto, sulla RRF e sulla migrazione”. Dubbi che, già durante l’audizione in Commissione, Fitto aveva già avuto modo di smontare, dovendo esibire il patentino di democraticità che, notizia, non è la sinistra a rilasciare. I Greens invece affermano che la “mancanza di impegno nei confronti del Green Deal e degli obiettivi di neutralità climatica, così come le sue risposte poco convincenti sui voti relativi allo Stato di diritto, rendono impossibile sostenerlo come vicepresidente esecutivo della Commissione europea”. E in questo ultimo, estremo tentativo da parte della sinistra europea di voler affossare Fitto pur di non veder virare la Commissione verso destra (che è quello che hanno chiesto i cittadini dietro le urne), nessuna delle delegazioni italiane di sinistra ha avuto il coraggio, forse la forza, di dire ai loro alleati che avrebbero preso le distanze da certe parole al fine di preservare l’interesse nazionale e di seguire invece il monito non solo di Giorgia Meloni, ma anche di Sergio Mattarella.
Preferiscono il bene del partito all’interesse nazionale
“Ancora una volta Pd, M5S e Avs non sono riusciti a far venire meno la preferenza di partito rispetto all’appartenenza nazionale” ha detto al Corriere Nicola Procaccini, co-presidente di Ecr, il partito dei Conservatori e dei Riformisti europei a cui aderisce anche Fratelli d’Italia. “Left (M5S) e Green (Avs) hanno votato contro e hanno scritto in allegato parole di fuoco”, ha aggiunto Procaccini. Invece, il partito dei socialisti europei “ha preteso, nella lettera di supporto, la richiesta a von der Leyen di non a dare a Fitto la vicepresidenza. Non mi risultano dissociazioni del Pd”. Anche per Antonella Sberna, eurodeputato di Fratelli d’Italia e vicepresidente del Parlamento europeo, la sinistra italiana “sembra aver anteposto logiche di contrapposizione politica agli interessi nazionali, ignorando persino gli appelli alla responsabilità istituzionale del Presidente Mattarella”.
Tutto a vuoto, comunque: i tentativi della sinistra sono falliti e Fitto sarà il nuovo vicepresidente esecutivo della Commissione europea con delega alle Riforme e alla Coesione. Un ruolo che giova all’Italia e agli italiani, anche a quelli che, ancora una volta, hanno dato dimostrazione di quanto la sinistra preferisca il bene del partito a quello della Nazione.