Sognando una TV di destra…

Un partito solo, non proprio amico di sindacati e corporazioni trasporta-persone, riempie una piazza importante come quella del Popolo un sabato pomeriggio di un settembre ancora pienamente estivo, e la notizia passa inosservata. Tutto scandaloso ma tutto normale nel sistema del regime liberal-social-progressista (che chiameremo RLSP).

Questo regime funziona diversamente (per fortuna) da quelli autoritari, almeno per ora, ma la logica mediatica è molto simile e la regola aurea è questa: più un evento ostile ha successo, meno se ne deve parlare.

Quindi, come ha notato Giorgia Meloni pur nel denunciare il misfatto, vuol dire che la manifestazione è andata bene.

Se usciamo però dal paradosso pur veritiero, dobbiamo domandarci se il destino dei conservatori, della destra o comunque dei non allineati all’ SLSP sia quello di essere costantemente censurati, nascosti o mostrificati – sarebbe infatti bastato un fesso con il braccio alzato mo’ di saluto romano per fare l’apertura di tutti i TG sulla manifestazione di Fratelli d’Italia. In Italia sembrerebbe di si, altrove no.

A parte gli Stati Uniti, dove esiste Fox Tv e va benissimo, e c’è la potenza militare delle radio (qualcuno ci pensi in Italia), in altri paesi, e sempre trattando di cosiddetti old media, sono nate due iniziative interessanti di televisioni conservatrici o comunque ostili al progressismo dominante nel mondo delle news.

Una nel Regno Unito, GB news, l’altra è CNews, nome inglese ma rete francesissima, di cui la star è Eric Zemmour, ma che è popolata anche dalle firme giornalistiche della destra francese, in tutte le sue sfaccettature.

Come spiega un pezzo del “Telegraph” di ieri, CNews è la rete di notizie più seguite in Francia. Non so se è chiaro: una rete conservatrice la più vista oltralpe. E, cosa assai curiosa per il quotiamo inglese, il “Telegraph” scrive che mentre News è un successo, GBnews arranca e dovrebbe prendere esempio. Anche se, conclude il “Telegraph”, Rupert Murdoch, proprio prendendo esempio dalla rete francese, vorrebbe crearne una equivalente anche nel Regno Unito.

Verrebbe voglia di dire; “Rupert, ricordati degli amici, e sbarca in Italia”. Abbastanza convinto, purtroppo, che l’australiano non lo farà, e proprio per questo, vorremmo qui offrire qualche consiglio non richiesto a un eventuale imprenditore tentato di creare una Tv politicamente scorretta, proprio rifacendoci all’esperienza di News

1. Crederci. Non ascoltare i teorici dei new media sul fatto che la Tv ormai è morta. Si, è vero, il suo pubblico non è giovane, ma quanto sono i giovani in Italia e soprattutto quanto possono spendere? L’informazione di regime durante la pandemia ha potuto dispiegare la sua forza grazie alla Tv: fosse stato per i quotidiani o per i social (dove invece prevale l’opinione ostile)….

2 – Quando si dice TV di destra, non va intesa assolutamente in senso partitico e neppure politico stretto senso, ma culturale. Eric Zemmour, ad esempio, non appartiene a nessun partito e li critica più o meno tutti. Una Tv di informazione deve essere una Tv di idee e quindi deve porre in primo piano chi queste idee le ha, senza manuali cencelli.

3 – Non avere paura. Una Tv conservatrice deve essere assolutamente politicamente scorretta, pur mantenendo le forme del vivere civile. Non deve cercare mediazioni, mezze misure, edulcorazioni. Ovviamente il RLSP menerà scandalo ogni giorno: ma meglio cosi, niente meglio che essere demonizzati per essere conosciuti

4 – Non deve tuttavia funzionare come una “echo-chamber”. Non deve parlare solo a quelli che sono già convinti, come già fanno alcune Tv via Web. Deve anzi cercare il più possibile di allargare il proprio pubblico (la pubblicità è fondamentale) attraverso l’arte del dubbio e l’esercizio dello spiazzamento, le due tecniche che i media del RLSP non possono esercitare, pena la loro autodistruzione. Essere scorretti, fastidiosi e provocatori anche nei confronti delle proprie convinzioni.

5 – Deve essere rigorosissima. Non inseguire le fumisterie complottistiche e le fake news. Anzi, deve smontare quelle dei media del RLSP e deve essere inattaccabile sul piano fattuale. Le notizie devono essere le più controllate possibile, le opinioni le più scandalose.

6 – Il linguaggio giornalistico dovrebbe comunque essere rivolto anche ai giovani. Diversificare i target di età. E proporre programmi che siano vicini alla percezione del mondo dei ventenni. Anche se, sempre per citare il caso francese, la trasmissione di Zemmour piace tanto ai ventenni quanto ai settantenni.

Si potrebbe continuare ma poi temo di essere rapito dal sogno e che sia ancora più pesante del previsto il risveglio nel mondo reale; quello del Tg1, del Tg3, de La7 e di Sky.

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Marco Gervasoni
Marco Gervasoni
Marco Gervasoni (Milano, 1968) è professore ordinario di Storia contemporanea all’Università degli Studi del Molise, editorialista de “Il Giornale”, membro del Comitato scientifico della Fondazione Fare Futuro. Autore di numerose monografie, ha da ultimo curato l’Edizione italiana delle Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia di Edmund Burke (Giubilei Regnani) e lavora a un libro sul conservatorismo.

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