Non parte nel migliore dei modi la settimana del PD, ritrovandosi ad affrontare notizie, per così dire, antitetiche tra loro: in pochi giorni infatti i dem sono passati dall’organizzare un ritiro a porte chiuse in una spa di lusso, alle accuse di morosità in merito alle sedi romane del partito. Una contraddizione del tutto tipica per il PD che, come in campo politico si dimostra continuamente diviso tra varie correnti e ambiguità sulle linee-guida da seguire (i fondi all’Ucraina sono solo l’ultimo esempio di una lunga lista), non smentisce ancora una volta la sua connaturata ipocrisia.
Oramai è risaputa la questione spa: come ai tempi di Romano Prodi, che radunava i suoi in conventi e abbazie, il PD ha scelto la via del ritiro. Un ritiro però particolare, non troppo spirituale a quanto pare: si tratta di una due giorni di “dibattiti” a porte chiuse organizzata in un elegante e lussuoso resort spa nei pressi di Gubbio, specializzato – si legge sul sito della struttura – anche in pratiche innovative come il “linfodrenaggio manuale” o l’“idromassaggio al magnesio”. Tuttavia, la notizia del ritiro, dopo le risposte perlopiù ironiche delle altre forze politiche, sta tornando alla ribalta, ora gravemente, per la contrastante inchiesta portata avanti dal Giornale secondo la quale risulterebbe morosa la maggior parte degli immobili che il Partito Democratico ha ricevuto dall’Ater. “È inaccettabile – ha lamentato il presidente della commissione trasparenza del comune di Roma Federico Rocca – che alcuni partiti di centrosinistra che hanno avuto la fortuna di poter aver in locazione degli immobili dell’Ater risultino morosi per oltre il 90%”. Non si tratta infatti di un caso isolato: non risultano morose soltanto le 18 sedi su 21 destinate al PD (18 su 21, con una media di una sede in regola ogni 6 morose!), ma anche quelle concesse dall’ente ad altri partiti come Rifondazione Comunista, Democratici Proletari e Partito Comunista. Il danno erariale stimato al 2021 dal comune di Roma è di circa 2 milioni, ma ad oggi potrebbero essere molti di più: il dato però risulta non aggiornato, stranamente, da allora.
Come detto, in pochi giorni il Partito democratico ha dato sfoggio di tutta la sua ipocrisia: da un lato utilizza i fondi dei gruppi parlamentari per un incontro di lusso tra massaggi e bagni, dall’altro però non ha abbastanza soldi per saldare i debiti delle proprie sedi, cagionando danno ai cittadini romani, sui quali grava la vera morosità, e confermando al contempo due fondamentali capisaldi ideologici: la tendenza radical-chic e la difesa degli occupanti abusivi. Quadro che va aggravandosi soprattutto considerando che Roma e il Lazio sono governati da anni dalla sinistra e che, solo nella Capitale, sono circa 4000 le famiglie che aspettano l’assegnazione di una casa popolare. Che dire: i soliti comunisti col Rolex, progressisti a spese dei cittadini.