Il rapporto con i media occidentali da parte del Cremlino non è mai stato idilliaco negli ultimi anni, complice anche la guerra in corso con l’Ucraina. Stavolta sono finiti nel mirino di Mosca due reporter italiani: la giornalista Simona Battistini e l’operatore Simone Traini, entrambi inviati nella regione di Kursk dalla Rai. L’FSB sembra aver aperto un’inchiesta nei confronti dei due cittadini italiani, rei – secondo le accuse dei servizi russi – di essere entrati illegalmente nel villaggio di Sudzha a Kursk, dopo aver transitato illegalmente nel confine russo.
Qua ogni scusa sembra buona per reprimere totalmente i media sgradito dal Cremlino, ma fare l’abitudine con una simile repressione non può essere in nessun modo un’alternativa al problema. Attualmente i due operatori televisivi sono tornati in Italia, stando a quanto dichiarato dall’Ad Rai, Roberto Sergio. Fare il giornalista tra la Russia e l’Ucraina, coprendo notizie sui territori in cui la guerra si espande a macchia d’olio è un mestiere difficile. C’è da rabbrividire se si pensa alla quantità di persone processate dalle Corti russe negli ultimi tempi per aver tentato di informare il pubblico su quanto sta accadendo ora sul fronte eurasiatico. Fortunatamente la stessa sorte non è toccata ai nostri connazionali, ma il pensiero va comunque a tutti coloro che sono momentaneamente prigionieri nelle carceri russe con la colpa di aver fatto il proprio lavoro.
Cecilia Piccioni, nonché ambasciatrice italiana a Mosca, è stata convocata per rispondere evidentemente su quanto accaduto: l’incaricata, secondo quanto riportato dalla Farnesina, avrebbe dichiarato che la Rai ed in generale le redazioni giornalistiche siano intenzionata a programmare il proprio lavoro autonomamente. La delegata italiana ha poi aggiunto che lo Stato ha il dovere di tutelare i cittadini italiani in ogni genere di situazione.
Cosa si aspettava il Cremlino o chi per lui? Forse una riconsegna di quelli che sarebbero potuti diventare nuovi ostaggi da dare in pasto alle Corti penali, da anni impegnate a processare chiunque apra bocca tentando di raccontare ciò che ha visto con i propri occhi e non con quelli del Governo ora in carica.
Ovviamente gli organi russi preposti al ricevimento della diplomatica italiana non saranno contenti della risposta: magari si aspettavano una sottomissione al volere della politica nazionale, ma non è così che funzionano le cose. Giocare sul timore del prossimo non sempre frutta e la risposta di Cecilia Piccioni è dunque un chiaro esempio.
Anche da queste singoli eventi si comprende l’importanza dell’informazione: mai cedere al ricatto ed alle intimidazioni nei confronti di chi vorrebbe plagiare la realtà in base ai propri interessi personali. Ora il video dei due reporter è visibile – oltre che sul canale del TG1 – anche sui loro profili social, perché documentare quanto succede non può essere un crimine.
Oltre ad esprimere loro vicinanza, bisogna anche riflettere sull’importanza dello Stato in occasioni come questa: farsi piegare, dimostrando reticenza nei confronti di un interlocutore rappresenta un passo verso la decadenza di una civiltà. Gli apparati diplomatici italiani dovrebbero dimostrare sempre la propria importanza come in questo caso, indipendentemente dai Governi in carica.