Stellantis, 40 milioni l’anno per i capi ma migliaia di operai in cassa integrazione. E la sinistra radical fa finta di non vedere

Stellantis è chiaramente in difficoltà, migliaia di lavoratori non sanno se mai torneranno al proprio impiego, ma a quanto pare ci sono comunque abbastanza soldi per pagare il proprio amministratore delegato una cifra intorno ai 36 milioni e mezzo di euro. È questo ciò che viene fuori dal bilancio 2023 di Stellantis: tra casse integrazioni e un’azienda che ormai fa acqua da tutte le parti, i soldi ci sono soltanto per i vertici. E ciò che fa maggiormente specie è che non è la stampa di sinistra ad accorgersene, ma anzi nasconde la notizia, con il tacito consenso di Maurizio Landini, dei sindacati più radicalmente schierati, di Elly Schlein e di tutta la compagine ex-comunista che ha ripudiato il mondo operaio a cui pure apparteneva.

42 milioni in due

Stellantis è nei guai. A partire dalle sue sedi in nord America, negli Stati Uniti, dove l’azienda degli Agnelli-Elkann è stata accusata da alcuni azionisti di aver gonfiato il prezzo delle proprie azioni. Lì, negli Usa, dove pure migliaia di dipendenti rischiano di perdere il proprio posto di lavoro: sono circa 2000 le persone in bilico nel solo stabilimento di proprietà nei pressi di Detroit. Una situazione che ovviamente stona con i lauti compensi che i capi riservano per sé. Perché non è soltanto il lusitano a ricevere somme esagerate, anche se lui rappresenta l’esempio più lampante: nel 2022 il portoghese aveva già ricevuto 22 milioni di euro, e altri 13 milioni potrebbero essere assegnati per il raggiungimento di alcuni specifici obiettivi. Oltre Tavares, anche il capo John Elkann non sembra passarsela male: il grande erede di casa Agnelli ha ricevuto 4,8 milioni di euro nel solo 2023. E se consideriamo che l’interno consiglio di amministrazione aveva a disposizione un portafoglio di 43 milioni, i due Elkann e Tavares si sono portati a casa la quasi totalità del monte ingaggio.

La sinistra ripudia gli operai

Ma, come detto, oltre alle proteste dei sindacati statunitensi, che denunciano il grande divario tra le condizioni dei dipendenti e quelle dei vertici, in Italia la notizia passa in sordina sui quotidiani di sinistra. Malgrado la situazione sul nostro territorio sia forse anche peggiore: lo stabilimento di Mirafiori può vantare circa 3mila lavoratori che si ritrovano con contratti di solidarietà fino a dicembre. Sommando tutti gli stabilimenti italiani, sono circa 10mila i lavoratori nelle stesse situazioni. 15mila (lo ribadiamo per concludere il quadro) gli operai che quest’anno sono rimasti a casa in cassa integrazione. Una situazione, dunque, disastrosa, che stona con i grandi compensi che i vertici si riservano. E che stona soprattutto con il silenzio della sinistra, una volta impegnata in prima linea a difesa degli operai, ma ora divenuta talmente radical-chic da ripudiare una fetta storica (ma ormai sempre più scarna) del suo elettorato.

Redazione
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La Redazione de La Voce del Patriota

1 commento

  1. La Repubblica, noto giornale di gossip, non andrà mai contro la proprietà e quindi non ci saranno mai notizie in prima pagina contro gli Agnelli-Elkann……e poi, scusate, ma essendo un giornale di gossip, i suoi giornalisti avevano altro da fare: dovevano stanare il nostro presidente del consiglio, sfuggito al loro controllo! Che pena.

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