Strage di Acca Larentia: il ricordo

A Roma, il 7 gennaio 1978, si gela. Le vacanze di Natale sono finite. È tempo di tornare alla vita quotidiana anche per i militanti del Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano: scuola, sezione, studio.

Probabilmente è questo quello che pensano Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta quando quel giorno si recano nella sezione di Via Acca Larentia, nel quartiere Tuscolano. Ma alle 18.20, degli spari squarciano l’aria. La sezione dell’MSI subisce un agguato da parte di un nucleo di estrazione politica comunista. I due giovanissimi militanti cadono assassinati, proprio lì, davanti alla sezione.

Nelle ore seguenti, i ragazzi del Fronte organizzano un presidio di protesta sul luogo della tragedia. Scoppiano tafferugli e scontri con le forze dell’ordine: l’elemento scatenante sembra essere un mozzicone di sigaretta gettato sul sangue rappreso delle vittime, forse da un giornalista.

Il capitano dei Carabinieri presente in quell’occasione, sparando ad altezza d’uomo, spezza un’altra vita, quella di Stefano Recchioni. Si consuma quella che diviene giornalisticamente nota come “strage di Acca Larentia”.

I colpevoli dell’agguato sono rimasti ignoti e liberi. Il capitano dei Carabinieri non ha subìto nessuna conseguenza.

Ancora una volta, ragazzi poco meno che ventenni incontrano la morte all’interno di quel contesto storico – compreso tra la fine degli anni ‘70 e gli inizi degli anni ‘80 – noto come “anni di piombo”. L’estremizzazione della dialettica politica è tale da avere come conseguenze la violenza di piazza, la lotta armata e il terrorismo.

Tuttavia, alcune esistenze sembrano valere meno di altre, perché, in quella fase, c’è chi sostiene che «uccidere un fascista non è reato», come, purtroppo, accade ancora oggi, anche se di rado.

Un comunicato spiega l’azione terroristica compiuta in quella fredda giornata di gennaio. In una cassetta ritrovata nei pressi della sezione si può ascoltare la voce di un giovane, che, a nome dei Nuclei Armati per il Contropotere Territoriale, dice: «Un nucleo armato, dopo un’accurata opera di controinformazione e controllo alla fogna di via Acca Larenzia, ha colpito i topi neri nell’esatto momento in cui questi stavano uscendo per compiere l’ennesima azione squadristica. Non si illudano i camerati, la lista è ancora lunga. Da troppo tempo lo squadrismo insanguina le strade d’Italia coperto dalla magistratura e dai partiti dell’accordo a sei. Questa connivenza garantisce i fascisti dalle carceri borghesi, ma non dalla giustizia proletaria, che non darà mai tregua. Abbiamo colpito duro e non certo a caso, le carogne nere sono picchiatori ben conosciuti e addestrati all’uso delle armi».

Ad oltre 40 anni da quella tragedia, è fondamentale ricordare quel decennio che ha segnato la storia d’Italia. Quei fatti devono essere consegnati all’analisi storica, tenendo a mente un monito: nessuno deve più pagare con la propria vita la militanza politica.

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Federica Ciampa
Federica Ciampa
Romana classe 1995. Da sempre appassionata di politica, si laurea in Giurisprudenza. Dopo aver lavorato in diversi think tank legati al mondo della politica e delle istituzioni, attualmente fa parte dell'Ufficio Studi di Fratelli d'Italia.

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