Stretta al 41bis per indebolire i boss: l’ipotesi in commissione Antimafia

Lo volevano abolire. E invece il centrodestra lo riconferma ed è al lavoro per rafforzarlo. Sul 41 bis non si scherza: il regime di carcere duro è l’arma più potente per fermare le attività criminali delle grandi famiglie mafiose, un ostacolo enorme che impedisce di continuare quei business che spesso riescono a sopravvivere anche durante la permanenza in carcere dei mafiosi. È lo strumento, inoltre, che più infastidisce i mafiosi, e le recenti intercettazioni lo confermano: “Stanno facendo tutto questo bordello, che più ne fanno e più non lo levano” hanno detto i mafiosi nelle intercettazioni svelate da Repubblica. La speranza è proprio quella di eliminare la misura: “Ora che hanno arrestato Messina Denaro lo potrebbero levare il 41 bis” dicevano. E ancora: “Questa Meloni, minchia parla come una disonorata: ‘Non si cambia niente’. Parla proprio come una disonorata fascista che non è altra… ma come si ci dà il voto ad una come questa”.

Se non altro, le parole di odio dei mafiosi contro Giorgia Meloni sono un attestato che confermano come la linea dura dell’esecutivo stia portando ai suoi frutti. Esecutivo che non ha ceduto alle pressioni della sinistra che, per mesi, ha lottato per l’abolizione dello stesso 41 bis in quanto ritenuto disumano e ergendo un anarchico e terrorista come simbolo di tale battaglia. Il commento di Giorgia Meloni: “Ho letto le intercettazioni pubblicate da La Repubblica, in cui alcuni boss si scagliano contro di me e il Governo italiano per non aver allentato il carcere duro ai mafiosi. Un’ulteriore conferma che siamo sulla strada giusta. Il nostro impegno nella lotta alla mafia è totale. Il 41 bis e l’ergastolo ostativo restano capisaldi imprescindibili. Nessun cedimento alla criminalità organizzata finché saremo noi a governare l’Italia”.

Tagliare i contatti tra detenuti e famiglie criminali

Nessun cedimento, quindi. C’è anzi la volontà di rafforzare il carcere duro, impedendo ai criminali in regime di 41 bis di ricevere dei benefici per buona condotta. Sul tema è intervenuta proprio il presidente della commissione Antimafia, Chiara Colosimo: “L’obiettivo è quello di un potenziamento degli strumenti legislativi a disposizione, per attuare un taglio netto e radicale di quel cordone ombelicale tra detenuti e famiglie criminali di riferimento, e per evitare pericolose derive interpretative che possano condurre nuovamente a situazioni analoghe. Come appare in tutta chiarezza dall’operazione a Palermo di ieri con oltre 180 arresti per mafia, la necessità di recidere il legame tra i soggetti detenuti e quelli in libertà rimane di primaria importanza”.

Un’operazione imponente, con circa 2mila carabinieri impiegati. Un colpo durissimo per Cosa nostra, che conferma la forza dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata: “Le intercettazioni – ha spiegato ancora Giorgia Meloni – lo dicono chiaramente: “L’Italia per noi è diventata scomoda, io me ne devo andare”, ammetteva uno degli arrestati. Un segnale chiaro: la criminalità organizzata è alle strette, la lotta alla mafia non si ferma e non si fermerà. Grazie – ha aggiunto Meloni – ai Carabinieri del Nucleo Investigativo e a tutte le Forze dell’Ordine che ogni giorno difendono la legalità e la sicurezza dei cittadini. La mafia va sconfitta con determinazione e senza alcun compromesso. Lo Stato c’è e non arretra”. È dunque impensabile anche soltanto ipotizzare di eliminare una misura che continua a dare fastidio ai boss, una delle armi migliori che lo Stato ha a sua disposizione per infliggere degli arresti corposi alle mafie.

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