Emergenza mafia nigeriana, aveva ragione Fratelli d’Italia

Era una facile profezia – forse una chiara certezza – quella di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni quando, durante un convegno al Senato della Repubblica nel dicembre scorso, assieme ad altri esperti (tra i quali lo psichiatra Meluzzi), non per la prima volta e non per l’ultima, avevano lanciato l’appello sul pericoloso fenomeno della mafia nigeriana.
Ennesimo appello, ancora una volta lasciato cadere nel vuoto sia dai media che dal mondo delle istituzioni.
Il partito di Giorgia Meloni è stato il primo, ed unico a dire il vero, a puntare i riflettori su questo fenomeno criminale che è stato costantemente preso sottogamba tanto dalle istituzioni quanto dal mondo della politica e dai media, forse perché parlare di mafia “nigeriana” fa temere d’esser tacciati di razzismo, xenofobia o qualche altro epiteto abusato dal pensiero unico del politicamente corretto che cerca di abbattere con l’arma della demonizzazione chiunque non si allinei.
Fulgido esempio di tale pensiero unico è stato il recente attacco dell’ex magistrato Pietro Grasso – leader assieme alla Boldrini di Leu – proprio all’indirizzo di Giorgia Meloni, dicendo in buona sostanza che a Palermo il nemico numero uno è sempre Cosa Nostra che, eventualmente, “subappalta” traffici illeciti a organizzazioni minori. Certo, solo a Palermo e ovviamente organizzazioni minori…
Come emerge chiaramente dagli ultimi risvolti dell’inchiesta torinese che ha visto il 30 aprile la conferma in Corte d’Appello della condanna 21 nigeriani ritenuti colpevoli di diversi reati con pene dai 3 ai 6 anni, con la particolarità – ancora una volta, perché non è il primo caso – che il capo di imputazione principale contestato ai condannati è associazione a delinquere di stampo mafioso. E non solo, dall’inchiesta condotta dalla DDA è emerso chiaramente – e per la prima volta in maniera documentata – che la mafia nigeriana ha avuto contatto con la ‘ndrangheta: lo ha raccontato un pentito ai magistrati in proposito ad armi che sarebbero state acquistate dagli affiliati della cosca calabrese per essere spedite in Nigeria.
La superfice è appena scalfita, si indaga ancora. Ma quel che emerge chiaramente è che continuare a ignorare il fenomeno non è la soluzione. Continuare a minimizzare la pericolosità di queste organizzazioni serve solo a lasciar loro sempre più terremo. Castel Volturno, Torino, Verona, Roma e tanti altri quartieri in tante città d’Italia, sottratte sempre di più allo Stato e messe sotto scacco da queste organizzazioni mafiose.
Quindi la denunzia e tenere alta la guarda, come fa oltre alla Meloni anche – quasi in solitaria – lo Psichiatra Alessandro Meluzzi, diventano azioni necessarie e doverose. Alle quali si dovrebbe aggiungere l’attuazione delle proposte che Fratelli d’Italia ha già da tempo proposto al Parlamento:
– sezioni dedicate a questo tipo di mafie dentro i tribunali;
– norme che tutelino maggiormente i traduttori e gli interpreti che sono necessariamente parte della comunità dalla quale provengono questi delinquenti e per questo esposti a rischi di ritorsione;
– accentuare l’interesse della commissione Antimafia verso la mafia nigeriana;
– coinvolgimento dell’esercito a supporto delle forze dell’ordine in quelle aree oramai dove lo Stato è cacciato, come Castel Volturno, per riconquistare questi territori e ripristinare la legalità.
Il rischio è alto, per fortuna ci sono magistrati e uomini delle forze dell’ordine che da oltre un decennio lottano contro questo fenomeno nonostante l’indifferenza collettiva. Ma non avranno mai il sostegno necessario a sconfiggere queste organizzazioni se anche le Istituzioni, il Parlamento e i media non si decideranno a guardare in faccia la realtà.

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