Cosa hanno in comune la “rossa” provincia romagnola e la corte del Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron? Nulla, ci verrebbe da dire. Salvo poi scoprire che un cinquantunenne nato a Sogliano al Rubicone diventerà il nuovo trait-d’union (il francese è d’obbligo) tra la Francia e le istituzioni di Bruxelles.
Sandro Gozi, già sottosegretario agli Affari europei dei governi Renzi e Gentiloni e attuale membro della direzione del PD targato Zingaretti, è stato scelto dal primo ministro Edouard Philippe per ricoprire il ruolo di responsabile delle politiche europee del governo francese.
Il renziano Gozi (non sappiamo se ex…) resterà al soldo del governo di Parigi fino al 31 ottobre, data in cui gli eurodeputati britannici abbandoneranno il Parlamento Europeo per l’entrata in vigore della Brexit. Un mandato a termine, dunque, perché proprio l’ex sottosegretario del Partito Democratico entrerà a Strasburgo come Eurodeputato francese eletto tra le fila del partito di Macron.
Gozi, dopo aver vestito la casacca di deputato PD renziano di ferro, lo scorso 26 maggio è stato candidato in Francia con la lista “Renaissance de La République En Marche”, la creatura politica guidata da Emmanuel Macron, piazzandosi in posizione utile per il subentro nella quota francese post-brexit.
Quella di Gozi è una parabola davvero inusuale nella politica. Un autentico cortocircuito di interessi in chiave anti-italiana. Viene spontaneamente da chiedersi se davvero Sandro Gozi, quando era a Bruxelles per conto del Governo Italiano, abbia sempre fatto davvero gli interessi della nostra nazione o quelli della Francia, suo nuovo datore di lavoro.
“La vicenda ha tratti inquietanti – dichiara Andrea Delmastro delle Vedove, Capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati – Perchè tutta questa riconoscenza francese? Ho già depositato un’interrogazione per sapere tutti i dossier trattati in Europa da Gozi in nome e per conto dell’Italia con controparte o cointeressato il governo francese”
Ricostruendo la “storia” degli affari europei di quel periodo, scopriremmo che era proprio Sandro Gozi l’incaricato per portare a Milano l’Agenzia del Farmaco, rocambolescamente finita ad Amsterdam nonostante un dossier infinitamente più debole del nostro. Peggio ancora, era proprio Sandro Gozi a sedere in quei tavoli negoziali sulla Libia deputati a risolvere la crisi in corso e a evitare il massiccio flusso migratorio verso le coste italiane. Per non parlare dei vergognosi accordi di Caen, dove l’Italia “regalava” ai transalpini ampie porzioni di acque territoriali, o delle trattative sulla fusione tra STX e Fincantieri. Ai nostri lettori lasciamo il giudizio politico sulle questioni.
Gozi avrà sempre rispettato il giuramento fatto sulla Costituzione? È tradimento questo? Purtroppo non lo possiamo sapere, ma come chiosa Delmastro, “l’arrendevolezza del Governo Pd nei confronti dell’Europa a traino franco-tedesco inizia ad avere interessanti chiavi di lettura”.