Il triste fenomeno del femminicidio è tornato sulla cronaca nera: solo ieri l’ennesimo episodio di violenza ai danni di una giovane donna. La vittima è Ester Palmieri, 39enne madre di tre figli uccisa da un fendente al collo sferrato dal marito che non accettava la separazione. Scene tragiche che parlano di una situazione molto complicata da risolvere, richiedendosi l’impegno anche del mondo delle istituzioni. Dopo il noto quanto triste caso di Giulia Cecchettin, sono arrivate altre risposte su un tema, quello della lotta ai femminicidi, che il governo ha posto come centrale nel suo programma: hanno raggiunto cifre mai viste prima le risorse per i centri anti-violenza e le case rifugio, portate da 35 a 55 milioni di euro; sono raddoppiati i fondi per la prevenzione da 17 a 30 milioni di euro; sono previsti interventi sulla formazione del personale; è stato reso strutturale il reddito di libertà. In particolare, si sta rivelando efficace il nuovo ddl promosso da Eugenia Roccella, ministro per la Famiglia, Carlo Nordio, ministro della Giustizia, e Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, al fine di rafforzare e velocizzare la prevenzione. Qualcosa si sta muovendo e i risultati stanno pian piano arrivando: a dicembre sono triplicate infatti le chiamate al 1522, il numero messo a disposizione dalla Presidenza del Consiglio attivo 24 ore su 24 che accoglie le richieste di aiuto delle donne vittime di violenza e di stalking. Il servizio ha avuto una buona diffusione grazie a spot e collaborazioni con enti, ma anche grazie all’intermediazione e all’impegno del presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Ogni singola donna uccisa perché colpevole di essere libera – aveva dichiarato lo scorso novembre – è una aberrazione che non può essere tollerata e che mi spinge a proseguire nella strada intrapresa per fermare questa barbarie”. L’obiettivo del governo è chiaro: non bisogna lasciare sole quelle donne vittime di violenza, le Istituzioni devono essere il loro punto di riferimento. E se da un lato l’aumento delle chiamate al 1522 dimostra un radicamento inaccettabile della violenza nelle relazioni tra uomo e donna, dall’altro c’è da riscontrare un notevole cambio di passo nella percezione del reato. Svolge sicuramente un ruolo fondamentale la presenza a Palazzo Chigi di un presidente del Consiglio donna per la prima volta nella storia, che, al netto di chi l’ha contestata proprio su questo punto, non sarà mai “un passo dietro agli uomini”.