Se Di Maio vuol far sapere che idee confuse ha sulla politica, specialmente quella estera, può continuare come ora, e cioè a parlare, e parlare, e parlare con chiunque gli chieda qualcosa, rilasciando interviste a destra e a manca, sempre più incomprensibili, sempre meno condivisibili.
Eccolo alle prese, poche ore fa, con il Corriere della Sera. Dopo poche parole di Gigino, si capisce che il primo obiettivo è il solito Salvini. I due non si amano, si soffrono, sono uno contro l’altro armati ma per una scelta di potere imputabile a entrambi, si ritrovano insieme, e questo fatto pesa. A chi evidentemente ha i nervi più fragili o magari solo un parterre più difficile da controllare – Gigino – pesa di più, e si vede. Da qui l’immagine che il pentastellato offre di sé, molto più concentrato su quello che dice e fa Salvini, – che per altro in questo periodo oltre che portare a cena la Veridini fa poco o niente – che su quello che fa e dice lui stesso.
In questi giorni, ad esempio, dopo tanto parlare di economia, è tornato in auge il discorso sui migranti, anche a causa della guerra civile scoppiata in Libia che rischia di far riversare sulle nostre coste qualcosa come 800mila disgraziati, e Gigino non si fa mancare l’occasione di partire all’attacco. Dice al Corriere.it: “Quella di chiudere i porti per impedire gli sbarchi di migranti è una misura risultata efficace in alcuni casi, ma è pur sempre occasionale.” E a quest’esordio puoi anche immaginare che Gigino si renda conto e protenda anche lui per un bel blocco navale definitivo che risolva il problema ma ahimè, è pura illusione. Gigino come al solito non ha capito nulla e lo comprendi non appena prosegue: “Per bloccare l’immigrazione e l’arrivo di altri poveretti sulle nostre spiagge, ”, dice, “Salvini convinca Orban a prendersi la sua quota di migranti”. E non pago, aggiunge: “Il problema è proprio questo. Sento tanto parlare di sovranisti, ma è troppo facile fare i sovranisti con le frontiere italiane. Così non va bene, qui ci vedo un po’ di incoerenza. Non ci si può lamentare dei migranti se poi si stringono accordi con le stesse forze politiche che ci voltano le spalle”.
Qualcuno può spiegare a Di Maio che non c’è un motivo al mondo per il quale Orban debba accettare nella sua nazione clandestini che è sempre riuscito a tenere fuori dai suoi confini per fare entrare quelli che invece noi abbiamo accolto senza senno? Orban, parlando con Giorgia Meloni ha mostrato alla leader di Fratelli d’Italia una lettera che aveva spedito a Gentiloni quando il piddino era presidente del Consiglio dei Ministri. Nella lettera, Orban si faceva parte diligente offrendo all’Italia qualsiasi aiuto le occorresse – denaro, uomini, mezzi ecc – per evitare l’accoglienza indiscriminata. Ebbene, più di così che doveva fare, portare al suicidio l’Ungheria come i nostri governanti vi hanno condotto l’Italia?
Ma non bastano le corbellerie fino a qui espresse. Di Maio si tuffa poi in un discorso in generale e ci spiega che la guerra in Libia – pensa tu! – non è un Risiko, ma un problema vero… e noi che pensavamo si giocasse! Poi, però, il nostro prezioso vicepresidente del Consiglio, allarga il discorso allo scenario di contorno, “paesi amici” compresi. Dice l’illuminato: “La Francia è un Paese amico con cui ci parliamo schiettamente e da un Paese amico mi aspetto correttezza e coerenza, fermo restando che l`obiettivo di tutti a mio avviso deve essere quello di avviare un processo di riconciliazione nazionale che sia innanzitutto inclusivo e intra-libico. No ingerenze, ma sostegno alla pace. Non saranno ripetuti gli errori del passato. La soluzione in Libia non è l`uso della forza. Non è un altro intervento militare”.
Ecco, vive in un mondo tutto suo Gigino o’bibitaro, fatto di parole anzi, no, di chiacchiere e poco più. Parla di Francia paese amico, e dimentica le risatine tra Merkel e Sakozy, la destabilizzazione di tutta l’Africa del Nord – e proprio della Libia in primis – per togliere le concessioni petrolifere all’Eni e farle ottenere alla Total – come poi è avvenuto- . Dimentica gli scontri a Ventimiglia, dove il “paese amico”, nottetempo, mandava in Italia anche i migranti che non c’erano mai stati prima. E ancora, le durissime parole dell’ultimo arrivato, quel Macron privo di qualsiasi dote ma ampiamente sostenuto dai poteri forti, che se la prende coi ragazzini che in piazza gli battono le mani e lo chiamano Emmanuel, ma che definisce i populisti italiani “come la lebbra”, e dice che l’Italia è un paese vomitevole.
Giggino.. sii bravo e meno confuso, per favore.