Suicidi in aumento tra gli adolescenti: 14enne che minacciava di uccidersi è stata salvata a Milano da un carabiniere

Una 14enne è stata salvata dai carabinieri a Milano dopo aver chiamato il 112 minacciando di uccidersi in metropolitana. La ragazzina ha telefonato la mattina del 7 gennaio dalla stazione di Garibaldi: il carabiniere della centrale operativa, dopo aver inviato due pattuglie sul posto, è riuscito a tenerla al telefono per 8 minuti dialogando con lei e raccontandole di avere una figlia della stessa età. La giovane era in stato di forte agitazione quando è stata raggiunta dai colleghi che l’hanno tranquillizzata e riconsegnata alla famiglia.

Nella fascia di età adolescenziale i suicidi sono in aumento. Dopo la pandemia si evidenzia un incremento del 60% dei casi di autolesionismo, con episodi che iniziano addirittura nella scuola primaria. A finire sotto accusa sono gli smartphone, per la loro capacità di creare una dipendenza comportamentale precoce, alimentata dal confronto con modelli irrealistici sui social e dall’esposizione a contenuti dannosi. Questo ha portato molti giovani a isolarsi, sperimentando sentimenti di inadeguatezza e ansia. Secondo gli esperti, non si tratta solo di dipendenza tecnologica: l’uso eccessivo dei dispositivi digitali toglie spazio ad attività ricreative sane, favorisce la sedentarietà e incrementa il rischio di disagi mentali. A tutto ciò si è aggiunto l’effetto devastante della pandemia da Covid-19, che ha ulteriormente amplificato queste problematiche. L’isolamento forzato, la mancanza di interazioni sociali e la chiusura delle scuole hanno accentuato il disagio psicologico tra i giovani, già esposti ai rischi legati all’uso degli smartphone.

L’Associazione Telefono Amico Italia ha diffuso i dati 2023 che rivelano come i suicidi siano ormai la seconda causa di morte tra i giovani dai 10 ai 25 anni. Fenomeno a cui si accompagna una crescita allarmante dell’autolesionismo e delle richieste di aiuto. I tentativi di suicidio sono azioni autolesioniste che possono portare alla morte e il pensiero del suicidio come una soluzione può essere la conseguenza ad un evento stressante che può scatenare la depressione. Gli adolescenti a rischio di suicidio possono essere infatti depressi o ansiosi. Essi tendono a isolarsi e magari a parlare di argomenti di morte o mostrare un’alterazione improvvisa del comportamento. I familiari e gli amici devono prendere sul serio tutte le minacce o i tentativi di suicidio. Gli eventi stressanti includono: la morte di una persona cara; un suicidio nell’ambiente scolastico o nel gruppo di amici; la perdita del ragazzo o della ragazza; un trasferimento dagli ambienti familiari (come la scuola o la residenza) oppure dagli amici; l’umiliazione da parte di familiari o amici; essere oggetto di bullismo a scuola e lo scarso andamento scolastico. Tuttavia, queste evenienze sono frequenti negli adolescenti e solo raramente inducono un comportamento suicidario se non sussistono altri problemi di base quale la Depressione, Disturbi da uso di alcol o di sostanze e scarso controllo degli istinti. Altri disturbi mentali e fisici, come l‘ansia, la schizofrenia, un trauma cranico e il disturbo post-traumatico da stress, possono aumentare il rischio di suicidio. Genitori, medici, insegnanti e amici possono identificare i ragazzi con tendenze suicide, soprattutto quelli con recenti modificazioni comportamentali e che esprimono evidenti pensieri suicidari come “vorrei non essere mai nato” o “vorrei andare a dormire e non svegliarmi più”. Sono a rischio anche coloro che mostrano segnali meno evidenti, ad es. isolamento sociale, scarso rendimento o separazione dagli oggetti preferiti. Qualunque tentativo di suicidio deve essere considerato seriamente perché un terzo dei suicidi è preceduto da un tentativo di suicidio, talvolta apparentemente inconcludente, come tagli superficiali ai polsi o ingestione di una piccola quantità di pillole.

Quando i genitori o gli assistenti sottovalutano o minimizzano un tentativo di suicidio, gli adolescenti possono vivere tale atteggiamento come una provocazione e questa percezione aumenta il rischio di suicidio. Gli adolescenti che tentano il suicidio in genere provano rabbia nei confronti dei familiari o amici, non sono in grado di tollerarla e la rivoltano contro sé stessi. Possono desiderare di manipolare o punire altre persone (“Piangeranno quando sarò morto”). Le difficoltà di comunicazione con i genitori possono contribuire al rischio di suicidio. La parola è la migliore cura per situazioni di sofferenza psichica estrema degli adolescenti, che possono portare al suicidio. È importante parlare del fenomeno e vincere il tabù. Delle crisi che viviamo (disastri ambientali, terrorismo, guerre), risentono anche gli adolescenti, soprattutto se hanno vissuto traumi relazionali. Occorre entrare in sintonia con la loro sofferenza e far emergere la voglia di vivere. Molte persone che pensano a morire vorrebbero vivere: il dolore mentale fa credere loro di essere in una situazione senza via d’uscita migliore per uscire dalla sofferenza che il suicidio. Ma se la sofferenza è gestita anche con l’aiuto di un altro, genitore, educatore, coetaneo, professionista della salute, si sente alleggerito dalla sofferenza e sceglie di vivere. Una possibilità di aiuto che quindi coinvolge tutti.

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Manuela Cunsolo
Manuela Cunsolo
Laurea magistrale in Giurisprudenza, vive a Catania dove attualmente svolge la Pratica forense presso uno studio penale. Alle scuole superiori ha iniziato a fare volontariato in uno dei quartieri disagiati della sua città dando lezioni di doposcuola ai bimbi. Sempre il suo amore per i bambini l'ha spinta a diventare volontaria Abio presso i reparti di pediatria generale, oncologica e broncopneumologia del Policlinico di Catania per circa 10 anni. Il suo sogno è di diventare un avvocato penalista e una mamma.

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