Sul Global Compact il Governo del Cambiamento è diventato Governo del Compromesso

Il dialogo tra i coniugi Salvini-Di Maio si deve essere un po’ raffreddato negli ultimi giorni. Evidentemente in casa Giallo-Verde qualcosa non sta funzionando a dovere. Le parole del ministro degli affari esteri, Moavero Milanesi, durante il question time alla Camera il 21 novembre ne sono un’ulteriore prova.
Il tema, o forse si dovrebbe dire il casus belli, è il Global Compact on Migration. Un accordo sulle migrazioni internazionali delle Nazioni Unite firmato nel settembre 2016 a New York. Un accordo di cui, in Italia, si è sentito poco o nulla, se non fosse stato per Fratelli d’Italia che ha puntato i riflettori su questo documento.
Il Global Compact tocca molti aspetti, anche se la quasi totalità dei punti prevede diritti già ampiamente tutelati da altre convezioni internazionali: proteggere i diritti umani di tutti i profughi e i migranti, indipendentemente dal loro status; assicurare che tutti i minori rifugiati e migranti ricevano un’educazione; prevenire e contrastare la violenza sessuale; condannare con forza la xenofobia contro rifugiati e migranti; migliorare l’assistenza umanitaria e allo sviluppo per i Paesi più colpiti, ecc ecc.
Ma tra questi onorevoli principi, si scorgono alcuni punti più preoccupanti, come ad esempio: rafforzare il contributo positivo dei migranti allo sviluppo economico e sociale nei Paesi che li ospitano, che indicherebbe in soldoni doversi preoccupare di trovare ai migranti un impiego; trovare nuove case per tutti i rifugiati identificati dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) come bisognosi di reinsediamento.
Ma il punto più alto è dato dal motivo di fondo dell’accordo stesso: di fatto si sancisce il diritto a migrare come diritto da tutelare al netto del proprio status, di fatto diviene un diritto fondamentale. Quindi diritto alla migrazione per chiunque, anche per i migranti economici o climatici, che non sono rifugiati o profughi (i quali sono già tutelati dal diritto internazionale ed europeo).
La comunità internazionale adotterà questa carta nel vertice di Marrakesh a metà dicembre 2018. Nel settembre 2016 i 193 membri dell’Assemblea generale Onu avevano approvato all’unanimità un testo chiamato «Dichiarazione di New York» che riguardava la gestione internazionale di rifugiati e migranti, sia nell’accoglienza che nel sostegno ai ritorni. Sulla base di questa dichiarazione, l’Alto commissario per i rifugiati dovrà presentare nel suo rapporto annuale all’Assemblea generale del 2018 un Patto globale sulle politiche globali e nazionali per i prossimi decenni.
Certo, lo ha detto anche il ministro, rispondendo al question-time posto dalla Meloni, è un accordo volontario e non “legalmente” vincolante. Non è quindi, ad esempio, come la Convenzione sui Rifugiati del 1951. Però resta il fatto che un peso lo ha. Soprattutto politico.
Ora, considerando che ai lavori dell’Onu partecipò Angelino Alfano nel 2016, sotto un governo a targa Pd, e che Maovero ha risposto alla Meloni – la quale semplicemente chiedeva a pochi giorni dalla firma l’orientamento del governo in materia – che il presidente Conte era orientato positivamente per la firma, non si può non notare la continuità tra la linea politica del PD e quella dell’attuale esecutivo, ma soprattutto ci domandiamo: ma il ministro dell’Interno Salvini, che ha basato la sua ascesa politica sul contrasto all’immigrazione, ne è al corrente?
Perché in molti, tra cui molti cugini “sovranisti”, si sono sfilati dalla firma di questa trappola, ad esempio gli Stati Uniti, l’Ungheria di Orban, l’Austria, l’Australia, la Polonia, nonché di recente anche Israele e la Svizzera. Tutti puntando il dito sul rischio di danneggiamento della propria sovranità. E il cosiddetto governo del cambiamento invece aderisce?
Sembra quindi che abbia prevalso la linea mondialista e immigrazionista, quella che anima anche i partiti della sinistra e di fatto anche il Movimento 5 Stelle.
Prima il decreto sicurezza decisamente annacquato rispetto alle promesse, ora la firma di un accordo che farà in modo che organizzazioni sovranazionali possano venirci a dire chi entra e chi no nel nostro Stato.
È evidente che il ministro degli interni e leader della Lega non riesca a dare all’esecutivo quell’impronta fondamentale sull’immigrazione. Impronta per la quale sia lui che il centrodestra hanno preso moltissimi voti il 4 marzo. Evidentemente il Governo del Cambiamento si è trasformato nel governo del Compromesso.

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