Qualcuno ci potrebbe spiegare, nell’ordine, cosa c’è di sconvolgente ne “la bellezza del matrimonio”; “i diritti dei bambini”; “l’ecologia umana integrale”; “la donna nella storia”; “crescita e crisi demografica”; “salute e dignità della donna”; “tutela giuridica della vita e della famiglia”; “politiche aziendali per la famiglia e la natalità”? Perché piaccia o meno agli elargitori di fake news sempre in azione, sono questi i temi che verranno trattati nel XIII Congresso mondiale della famiglia, in programma a Verona dal 29 al 31 marzo prossimi. Se non ci credete, ecco qua sotto il manifesto originale, e ribadiamo originale, della manifestazione, che probabilmente avrete visto già in giro ma nelle sue versioni ampiamente taroccate che tanto spazio hanno subito trovato sulla carta stampata e perfino TV. Per non parlare poi nei social.
Pare proprio che agli albori del terzo millennio parlare di famiglia tradizionale – papà, mamma, figli – sia una sorta di bestemmia inaccettabile, e se poi magari ci aggiungi anche una nota confessionale, e ci infili pure il matrimonio, diventi immediatamente passibile di qualsiasi insulto mente umana possa partorire. E questo è ancora niente.
A due giorni dall’inizio del Congresso sulla famiglia, se ne sente parlare come se si trattasse della riedizione di un tribunale della Santa Inquisizione. Siccome il Congresso mondiale della famiglia si rivolge soprattutto alla famiglia tradizionale, magari benedetta dal matrimonio, ecco che immediatamente tutta l’organizzazione e tutti i relatori diventano disgustosi omofobi, anche se in vita loro non hanno mai espresso un parere sui gay. Ecco che siccome si parlerà delle donne che preferiscono lasciare una professione e una carriera per dedicarsi a figli e famiglia, tutta l’organizzazione viene giudicata retrograda, degna del secolo scorso, aguzzina delle donne che vorrebbero assise accanto al focolare, magari scalze a sventolare la fiamma, novelle Cenerentole del terzo millennio.
Basti pensare che “l’internazionale politicamente corretta” tanto avversa a questo Congresso, in pochi giorni ha raccolto ben 136.000 firme contro l’iniziativa. Una levata di scudi che la dice lunga come intenda la libertà, anche quella solo di pensiero, una sinistra militante, rancorosa e cattiva, che pensa di dover soffocare tutto ciò che non le appartiene.
Oggi, per i sacerdoti new age di Capalbio, per i radical chic dei caftani di seta bianca da indossare scalzi mentre si beve un drink osservando il tramonto sulle dune di Sabaudia, il concetto di famiglia è uno e semplice: come vi pare. Inteso nel senso che vi potete sposare un palazzo, se vi aggrada, o come farà presto Amanda, una ragazza del Regno Unito, un lampadario di cui si è innamorata vedendolo su eBay. Naturalmente, se si può amare e sposare un oggetto, figuriamoci se non si possa farlo con un animale. E infatti l’olandese Dominique Lesbirel ha sofferto per la morte del marito Doerack – un bel gatto – dopo 8 anni di matrimonio e 16 di vita insieme. Il gatto l’ha lasciata sola dopo una vita felice, e lei ha deciso di risposarsi con il cane Travis, il suo nuovo amore. Ci sono poi le famiglie che nascono sul poliamore, praticamente aperte a chiunque sia accettato dagli altri già presenti, siano 5 o 10 o quanti vi pare. Insomma, a questo punto, più che un problema di famiglia, diventa un problema di fantasia, a chi ne ha di più.
E guardate, può non piacere, ma si può volendo anche far finta di nulla se non fosse che questo delirio ti viene imposto. In pratica, non è una signora che sposa la torre Eiffell a dover essere accettata, quanto tu se la critichi, e via di questo passo, in un parossismo che non si sa bene se e quando finirà.
Così torniamo a insulti, critiche, brutte parole, giudizi drammatici contro chi ha la sola colpa di non vederci nulla di male in un matrimonio tradizionale, magari tra due sposi che si amano e che crescono bene e in armonia i loro figli. Ormai quasi una vergogna.