Che fosse un tipo in grado di cambiare idea dea un momento all’altro, lo sapevamo. Che fosse fumantino e capace di sparare battutacce pesanti magari a sproposito, era pure cosa nota. Non immaginavamo, però, che Salvini potesse dimostrarsi tanto “disponibile” nei confronti dei 5stelle, del loro programma così diverso da quello originale che la Lega spiegava in campagna elettorale, dalla loro necessità di accontentare un’ala “sinistra” che la Lega dovrebbe vedere come il fumo negli occhi.
Eppure, sebbene segnali ce ne fossero stati già tanti nel decreto sicurezza, privo di norme importantissime che Salvini avrebbe inserito ma che hanno trovato il “niet” dei 5stelle, nessuno poteva credere che alla fine “il Capitano” avrebbe chinato la testa davanti al blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, pretesa dai 5stelle capitanati da Bonafede, con tanto di Di Battista – che perfino dal Guatemala dove gioca a fare il Che Guevara non riesce a tacere – a urlare minacce riprese da Di Maio: o si fa come diciamo noi, o tutti a casa.
Così, dopo qualche strillo incrociato, chiacchiere a non finire, parole dure e minacce, con tanto di Giulia Bongiorno in TV talmente scandalizzata dal giacobinismo della pretesa che dice: “Bloccare la prescrizione dopo il primo grado di giudizio significa mettere una bomba atomica nel processo penale e io questa cosa non posso accettarla e non posso non segnalarla”, ecco che all’improvviso invece che l’atomica, scoppia la pace. Beh, meglio così dirà qualcuno… ma mica tanto, rispondiamo noi. E vediamo perché.
A sentire i diretti interessati, da Bonafede alla Bongiorno che ha chiaramente cambiato idea, l’accordo è stato trovato, la quadra è soddisfacente per tutti e lo sarà soprattutto per i cittadini. E allora andiamo a guardare nel dettaglio. L’accordo dice: stop alla prescrizione per tutti i reati dopo il primo grado di giudizio come proposto dal Movimento 5 Stelle. Approvazione del provvedimento immediata all’interno del ddl anticorruzione tra un paio di giorni, ma rinvio della sua entrata in vigore al gennaio 2020, dopo il varo nel 2019 della riforma del processo penale chiesta dalla Lega.
Certo, detto così tutto ha un senso. Il problema della giustizia italiana, lo sanno tutti, è soprattutto la lungaggine. Cause che vanno avanti addirittura per decenni, imputati che devono trascorrere metà della loro vita con la spada di Damocle della legge sulla testa, salvo poi venire riconosciuti innocenti una volta che hanno già perso tutto, lavoro, denaro, amicizie, famiglia, rispetto di se stessi. Allungare o addirittura bloccare la prescrizione per l’incapacità dello Stato di far durare un processo in modo equo, e quindi scaricare tutti i problemi sull’imputato è ridicolo oltre che estremamente ingiusto. Perciò così come era stato formulato lo stop alla prescrizione era inaccettabile. Ma se il blocco entrerà in vigore solo dopo la riforma del processo penale, che verrà ricondotto a tempi brevi e ben precisi, allora il discorso cambia decisamente.
Tutto okay, quindi? Sembrerebbe ma… C’ è un ma grande come una casa: e se per il 2019 la riforma del processo non venisse realizzata vuol dire che la norma del blocco della prescrizione nel processo penale slitterebbe anch’essa? Esiste una clausola di salvaguardia? No, ti rispondono. Il blocco della prescrizione entrerà comunque in vigore nel gennaio 2020, riforma del processo o meno. E del resto, era evidente dal fatto che la norma verrà votata ora, diversamente sarebbe bastato votarla all’atto della riforma del processo penale.
Così ecco che le problematiche della giustizia italiana alla luce dei fatti, per volontà del Movimento 5stelle con la complicità della Lega, aumentano. Salvo poi migliorare, e farci diventare finalmente una nazione moderna quando nel 2020 una riforma complicatissima che si annuncia da decenni ma su cui nessuno è mai riuscito a mettere mano, sarà fatta. Forse. Nel frattempo…
La Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane ha deliberato l’astensione dei penalisti italiani dal 20 al 23 novembre, con una manifestazione nazionale a Roma il 23, «in difesa della Costituzione» e per dire «no alla controriforma della giustizia penale» e «affermare e difendere l’idea liberale e costituzionale della giustizia penale». Secondo i penalisti «la connotazione populista dell’attuale maggioranza di governo sta determinando l’adozione da parte delle forze politiche che la compongono di sciagurate iniziative destinate ad incidere sui meccanismi della giustizia penale».
L’attenzione degli avvocati penalisti è soprattutto indirizzata al progetto del governo di abolire la prescrizione dopo la sentenza di primo grado: «La prescrizione nel nostro ordinamento è chiamata tra l’altro a svolgere la funzione di presidio del principio costituzionale della ragionevole durata del processo. Soppresso tale equilibratore il tempo dell’accertamento diviene infinito, definitivamente trasformandosi il processo stesso in pena, con evidenti ricadute sulla stabilità dei rapporti giuridici. Le forze di governo stanno dimostrando di voler pervicacemente perseguire, attraverso l’adozione di ulteriori iniziative parlamentari, l’obiettivo della abrogazione della prescrizione, addirittura iscrivendola in una minacciosa prospettiva di generale riforma del processo, le cui premesse sloganistiche sono già sufficienti a dare il segno di una dissennata deriva giustizialista e populista. E ciò senza alcun confronto con la comunità dei giuristi che nel suo insieme ha espresso la contrarietà a tale modo di operare».
Considerata la presa di posizione degli Avvocati penalisti, appare evidente come senza la riforma del processo penale ancora molto al di là dal diventare realtà, abolire la prescrizione dopo il primo grado di giudizio se da una parte potrebbe sfavorire i colpevoli, dall’altra è sicuramente veleno per gli innocenti, persone normali, come noi, che magari non possono permettersi di pagare avvocati per i prossimi decenni, e che a questo punto non sapranno mai quanto a lungo può durare il loro processo.