Non sorprenderà imbattersi nell’ennesima notizia sui costi in costante aumento del Superbonus. Eravamo stati abituati, infatti, a continui aggiornamenti delle stime di spesa iniziali oppure a sempre nuove frodi ai danni dello Stato: nel frattempo, a metà dello scorso anno la Ragioneria di Stato era stata costretta ad aggiornare la stima iniziale più che raddoppiandola, passando da 40 miliardi a 85 miliardi, mentre le truffe hanno toccato quota 15 miliardi di euro. Tuttavia, la spesa finale ha totalmente superato quella prevista: si è arrivati a fine 2023 a 135 miliardi di euro, contro i 130 miliardi di metà novembre. In particolare, di questi 112 miliardi (102 miliardi, ma la detrazione è al 110%) sono quelli spesi per il Superbonus (per il quale si prevedevano invece 35 miliardi), mentre il Bonus facciate è arrivato a 26,5 miliardi contro le stime inizialmente fissate a 5,9 miliardi. Dunque, si intuisce chiaramente che qualcosa non è andato come si voleva: complice, sicuramente, la mancanza di una soglia limite, di un plafond che avrebbe consentito di mantenere bassa la spesa. Un errore che, forse, poteva e doveva essere evitato, soprattutto in un Paese storicamente indebitato come l’Italia.
C’è dell’altro: Enea ha aggiornato i dati sugli investimenti, facendo registrare un ulteriore aumento al 31 gennaio di 4,5 miliardi di euro, arrivando dunque il Superbonus a quota 107 miliardi contro i 102,7 di fine dicembre. In altre parole, il Superbonus continua a farsi sentire e il suo peso aumenta di mese in mese di circa 4 miliardi di euro. Qualcosa, evidentemente, è sfuggito di mano. E, come se non bastasse, i numeri “definitivi” si avranno solo a marzo, considerato che chi effettua ristrutturazioni ha a disposizione 90 giorni per la relativa comunicazione. In aggiunta, i crediti fiscali scadranno perlopiù nel 2026-2027 e comporteranno un aumento del debito pubblico di circa 22 miliardi l’anno.
“La più grande truffa ai danni dello Stato italiano della storia”: così, non a caso, il Superbonus è stato definito da Giorgia Meloni, al cui governo spetta ora l’ardua impresa di limitarne i danni. I calcoli riportati qualche giorno fa dal premier parlano da soli: “La misura – ha detto Meloni – costa a ciascun italiano, neonati compresi, compresi quelli che non hanno una casa, più di 2.000 euro a testa. Il 50% di queste risorse – ha proseguito – sono andate a beneficio del 10% della fetta più ricca della popolazione, cioè gente che non aveva una casa ha pagato per ristrutturare la seconda casa del milionario”. In totale, il Superbonus vale come cinque leggi di Bilancio.
Il Top del ridicolo
Rifarsi la casa al mare gratis senza neanche avere l’aumento della rendita catastale
Facendo aumentare a dismisura tutti costi di cappotti infissi ecc…i quali sono diventati per chi non ha usufruito del bonus un salasso