“Ho informato il sindaco di Roma stamane, con il quale intercorrono rapporti di correttezza nel rispetto delle diverse appartenenze, che la decisione di rimuovere la targa cosiddetta ‘abusiva’ intitolata a Stefano Recchioni nei pressi di via Acca Larenzia, a pochi giorni dall’anniversario della strage, è stata un gesto vile, una provocazione voluta dall’attuale inadeguato responsabile del PD romano Enzo Foschi, che ancora una volta rinfocola gli animi e fa sciacallaggio su una data dolorosa e simbolica per tutta la destra italiana e, spero, per tutta Italia.
Quella targa, piaccia o meno, stava lì da decenni ed è stata posta dagli amici di Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni, tre ragazzi del Fronte della Gioventù uccisi da un commando di terroristi comunisti e da un agente delle forze dell’ordine il 7 e l’8 gennaio del 1978. Tre vite sterminate dall’odio di quegli anni cui la magistratura italiana non ha saputo trovare i colpevoli, o voluto, nonostante la mitraglietta che venne usata nell’agguato fosse tracciata come arma in uso alle organizzazioni eversive comuniste.
Ma all’epoca andava in voga l’orribile consuetudine per la quale gli omicidi ai danni di giovani di destra dovessero restare impuniti.
È falsa l’informazione fornita al sindaco secondo la quale la targa fosse comparsa da pochi giorni. È stata solo ripristinata in seguito ai lavori affrontati dal condominio. Ora, se il sindaco di Roma ritiene che tutte le targhe e le scritte abusive della Capitale debbano essere rimosse ci piacerebbe conoscere la lista e un trasparente cronoprogramma per la rimozione, a fugare ogni dubbio di faziosità. Faccio tuttavia presente che il Campidoglio ha avuto 40 anni per occuparsi della Strage di Acca Larenzia e altrettanti ne hanno avuti molti ministri degli interni del Pd che avrebbero potuto agire sulla commemorazione del 7 gennaio, o ministri della Giustizia che non hanno agevolato il percorso per la verità. Invece nessuno ha osato intervenire d’autorità di fronte a quel dramma. Nessun autorevole “compagno” ha osato anteporre il “come” vengono ricordate tre vittime innocenti di 20 anni, al fatto drammatico accaduto, che improvvisamente, silenziosamente e vergognosamente sembra oggi passare in secondo piano.
Gualtieri, come fecero Rutelli e Veltroni, dimostri di essere il sindaco di tutti i romani e si rifiuti di essere strumentalizzato dal suo partito, l’assessore alla cultura Smeriglio dimentichi il suo passato da estremista e si dimostri all’altezza dei suoi predecessori Gianni Borgna e Miguel Gotor, Enzo Foschi invece – nostalgico del sangue versato da ragazzi di destra e di sinistra negli anni settanta – si dimetta dal suo ruolo per le menzogne raccontate che hanno indotto l’amministrazione cittadina a commettere un grave atto provocatorio a pochi giorni dal 7 gennaio.
Aspettiamo un gesto di pacificazione da parte di chi rappresenta la capitale d’Italia, purtroppo anche Capitale degli anni di piombo.
Una targa istituzionale a memoria di quella indegna mattanza potrà essere una proposta da valutare senza pregiudizi, a condizione che venga scritta la verità, solo la verità, sulla matrice dell’agguato, senza compromessi e omissioni interessate. Altrimenti le targhe cosiddette “abusive” fioccheranno sempre, rimuoverle sarà inutile perché saranno legittime spontanee rappresentazioni di un dolore cui le istituzioni si rifiutano di farsi carico”. È quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli.