The Economist elogia la rinascita del Sud: il cambio di passo grazie a Giorgia Meloni

L’edizione dell’ultima settimana di agosto del The Economist parla anche dell’Italia. A pagina 44 della rivista economica più importante al mondo si legge del grande cambio di passo del Mezzogiorno a livello politico, amministrativo, economico, burocratico. Una vera e propria rinascita, che secondo il giornale britannico è dovuto all’unione di due fattori: i fondi messi a disposizione dall’Unione europea per rimettere in carreggiata il Meridione nella più ampia strategia di riconnettere i territori in difficoltà e superare le ataviche divisioni tra i tanti Nord e i Sud europei; la capacità dell’esecutivo italiano di utilizzare quei fondi, di non sperperarli, di non sprecarli, di adoperarli in modo serio, concreto, celere. E anche in questo contesto, il cambio di passo si è avuto con l’arrivo del Governo Meloni.

Il cambio di passo

I fondi messi a disposizione dall’Unione europea, infatti, provengono infatti dai vari progetti di finanziamento ideati a Bruxelles. Tra questi, l’Economist ricorda il Next Generation EU, con i 194 miliardi del Pnrr, o basti pensare anche ai Fondi di Sviluppo e Coesione ideati proprio per superare le differenze territoriali. Progetti molto ambiziosi, che infatti dedicavano il 40% dei fondi totali al Mezzogiorno, che invece ospita appena il 34% della popolazione nazionale. Progetti ideati ed entrati in vigore intorno al 2021, quando a Palazzo Chigi sedeva Mario Draghi a capo del governo arcobaleno. The Economist, a differenza di quanto succedeva e succede ancora in Italia, non è stato tanto lusinghiero con l’ex premier: si legge che per affrontare il problema legato al rischio di infiltrazioni mafiose nella gestione dei fondi, Draghi ha optato per assumere “circa mille persone per fornire assistenza tecnica alle autorità locali. Ma – obietta la rivista – ricevevano stipendi relativamente modesti e contratti triennali”. Tuttavia, “il governo di Giorgia Meloni ha adottato una linea diversa. Ha centralizzato – si legge – il processo decisionale, limitando il coinvolgimento degli enti locali, e ha speso una parte maggiore del denaro in sussidi volti a promuovere gli obiettivi del Recovery Fund, come rendere l’Europa più verde e più digitale.  Ciò richiede meno capacità tecnica e amministrativa.  E dovrebbe essere in grado di garantire che i soldi vengano spesi più velocemente”.

La rinascita del Sud

Il cambio di passo fornito da Giorgia Meloni e dal suo governo sono stati fondamentali nella svolta del Mezzogiorno. Per prima cosa, come detto, nella diminuzione dei rischi legati alle infiltrazioni mafiose. E, in secondo luogo, in merito agli obiettivi raggiunti e da raggiungere: “I soldi dell’UE provenienti dal nuovo fondo saranno destinati alla costruzione di una nuova linea ferroviaria da Napoli a Bari e di un parco eolico al largo della Sicilia.  Vengono creati asili nido nel tentativo di aumentare il basso tasso di occupazione femminile, che da tempo rappresenta un punto debole dell’economia meridionale.  E la digitalizzazione accelera le procedure amministrative”. The Economist apre il suo articolo con il racconto di un episodio che vede come protagonista un cittadino di Reggio Calabria, rimasto sorpreso per la celerità (3 giorni) con la quale gli è stata riconsegnata la patente dopo aver fatto richiesta di rinnovo. Un segnale che le cose stiano andando bene è dato dalla stessa erogazione dei fondi da parte dell’Unione europea: “Bruxelles normalmente eroga denaro dal fondo solo quando è soddisfatta che il paese in questione abbia effettuato le riforme e gli investimenti desiderati entro le scadenze fissate” si legge nel testo; e dunque “su questo fronte l’Italia ha fatto bene”. La preoccupazione è che ora questi fondi vengano spesi in tempo entro il 2026, ma una cosa è certa: il cambio di passo al Sud c’è stato, ed è stato possibile grazie all’arrivo al governo di Giorgia Meloni.

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