Tony Blinken chiede moderazione ad Israele ed Iran, mentre invita il nuovo Capo di Hamas alla trattativa

Ieri, il Nucleo di Hamas ha rivendicato la scelta di Yahya Sinwar come nuova guida politica dell’organizzazione, attestando che questa nomina sia un messaggio di forza dopo i dieci mesi di guerra nei territori palestinesi. Il messaggio sembra quindi piuttosto chiaro: la congrega islamista non ha intenzione di mollare un centimetro e continuerà ad esistere fino all’ultimo rappresentante e fin tanto che le file saranno moderatamente guarnite.

Il Segretario di stato americano, dopo la nomina del nuovo Capo politico di Hamas, ha deciso di inviare un messaggio a Sinwar, dichiarando che le possibilità di una tregua nel territorio martoriato di Gaza dipendano prevalentemente da lui. Un tentativo, quello di Blinken, rivolto verso una presa di coscienza da parte del neo-eletto vicario di Hamas, il quale – stando alla testimonianza del funzionario americano – potrebbe riconoscere la quiete con Israele come un’occasione per aiutare tutti i civili palestinesi che attualmente si trovano in una situazione di povertà assoluta e catastrofica a livello alimentare e sanitario. Sarà molto difficile, specialmente dopo l’eliminazione di Haniyeh, trovare un modo per accelerare sulle negoziazioni ed ottenere un periodo di calma dopo la burrasca aggressiva di questi ultimi tempi.

A rendere di maggior difficoltà un accordo tra le parti, c’è anche la volontà da parte dello Stato ebraico di eliminare Sinwar nel minor tempo possibile, o meglio questa sarebbe la visione del Ministro degli esteri israeliano Katz. Di fatto le personalità politiche rappresentano lo stato e quest’ultimo – così come molti altri suoi colleghi di rango – ha deciso di sparare a zero senza prestare attenzione al lavoro che Blinken starebbe svolgendo per evitare una crisi ben peggiore. Il pensiero del Ministro citato precedentemente dev’essere dettata anche dalla paranoia per un nuovo possibile attacco nei confronti di Israele da parte dell’Iran, da giorni minacciato e fino ad oggi non ancora eseguito. Verrebbe da dire “per fortuna”, visti e considerati i rischi di un’escalation nel continente arabo: un massacro di civili e l’inasprimento della crisi commerciale danneggerebbe fortemente gli Stati europei e nordamericani, soprattutto nel Mar Rosso. Certo è che un po’ di calma e fiducia da parte dello Stato israeliano non guasterebbe affatto, in particolare perché per lavorare sul piano diplomatico c’è bisogno di pazienza e sangue freddo.

Il Segretario statunitense Blinken ha inoltre specificato quanto sia importante che il forte “litigio” tra Israele e l’Iran non sfoci in una crescita dell’inimicizia: come dargli torto, in questi folli mesi la mediazione è stata incredibilmente difficoltosa anche a causa dei comportamenti delle due parti coinvolte e del resto dei co-protagonisti. Sembra persino che i funzionari americani fossero arrabbiatissimi dopo l’uccisione del precedente Capo politico di Hamas, subito dopo le conferme ottenute da Israele. Cosa si aspettava dunque l’Amministrazione Biden? Forse che la confusione riportasse l’ordine. Certo è che al momento potremmo aspettarci di tutto dalla Casa Bianca, visto che ormai Blinken diventa sempre più solo e meno capace di risolvere le diatribe arabe, anche a causa del suo modo di agire nettamente differente rispetto a molti altri rappresentanti del Governo americano. Che sia da lezione ai dem statunitensi: il disimpegno e la forte diversità delle anime in un contesto politico non fa che peggiorare la situazione. Se poi aggiungiamo un margine d’incompetenza sul piano internazionale, la miscela assume per forza di cose connotati grotteschi, per usare toni “gentili”.

L’ottimismo dell’Amministrazione americana è a dir poco preoccupante, vista la concatenazione degli eventi di questi ultimi giorni, o forse sanno qualcosa di cui noi non conosciamo approfonditamente i dettagli. Se c’è una vera e propria soluzione, sarà meglio che esca fuori alla svelta, prima che la realtà mediorientale subisca un armageddon. La convinzione che i fedelissimi di Biden ci stiano prendendo per i fondelli resta comunque fortissima.

Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

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