Incredibile ma vero, mancano ancora più di due anni alla fine naturale del mandato della Sindaca Raggi, che già i futuri pretendenti si affollano ai nastri di partenza con la loro dose di imprudenza, superficialità e presunzione. In questo panorama, un personalità spicca su tutte le altre, ed è quella dell’ormai stranota Ilaria Cucchi, mamma di famiglia, ex amministratore di condomini ma, soprattutto, sorella di quello Stefano Cucchi, giovane sbandato, fermato per un controllo mentre pare stesse cedendo qualche dose di hashish, e morto in ospedale circa una settimana dopo non si sa ancora bene per quale motivo, se per le percosse ricevute o per la superficialità di medici che avrebbero dovuto curarlo e non lo fecero. Sia come sia – la questione è ancora tutta aperta e ci vorrà tempo e tanta fortuna perché si chiuda con chiarezza – la domanda sorge spontanea: cosa diavolo c’entra Ilaria Cucchi con il ruolo di sindaco al Campidoglio? La risposta può essere solo una: assolutamente nulla. La Cucchi può vantare solo una certa notorietà tutta giocata sulla disgraziata morte del fratello che per altro in vita – bisogna dirlo – non è che frequentasse troppo visto che quando lui mancò lei non gli faceva vedere i nipoti da circa due anni. Ma tant’è.
Il dramma non è tanto che una giovane donna immagini di potersi sedere sullo scranno più alto del Campidoglio pur non avendo nessuna capacità specifica, nessuna conoscenza della materia, nemmeno un briciolo di preparazione politica, visto che il sindaco attuale di Roma è proprio così. Il dramma è che c’è il rischio che dopo la Raggi – che ringraziando Dio ha già fatto sapere che non si ricandiderà – arrivi a sostituirla una che ne sa e ne capisce anche meno di lei. Una iattura assolutamente insopportabile per la Capitale d’Italia già ridotta ai minimi storici, con strade dissestate da buche grandi come crateri che ogni anno causano morti e feriti senza che nessuno ci si soffermi più di tanto. Alberi mai curati che perdono rami come fossero foglie, ogni tanto accoppando qualcuno. Una città con interi palazzi occupati da centinaia e centinaia di persone che nessuno può sapere chi siano, perché nessuno ha il coraggio di mandare i necessari controlli, come per i campi rom, che avevano promesso di chiudere in campagna elettorale. E ancora, spazzatura in ogni dove, dalle vie più conosciute del centro fino alle strade di periferia, tra roghi mefitici, tossici e inquinanti, e topi grossi come castori, ormai affiancati addirittura da cinghiali e volpi, cosa che a Roma prima dell’era Raggi non si era mai vista. E di più, con la città che va in tilt per un acquazzone da 30 minuti, e che per una violenta grandinata finisce sotto una trentina di centimetri d’acqua, mentre gli autobus sono sempre meno perché vanno a fuoco da soli. Ancora non basta? E allora ecco i comitati di quartiere cercare di organizzarsi per ripulire un po’ in giro, stoppati però dal Campidoglio per una serie di problematiche infinite. Per non parlare poi dei parchi pubblici, al 90% ormai infrequentabili, ridotti a giungle metropolitane, con erbacce alte metri e grovigli di rovi che hanno inghiottito e distrutto i giochi per i bambini.
Insomma, non vedere il dramma attuale di Roma è solo una questione ideologica. Volerlo perpetrare con un altro personaggio che viaggia sempre sulle ali dell’ideologia, lo renderebbe un dramma epocale. Speriamo che i romani lo capiscano prima che sia troppo tardi.