Torna la cristianità al Parlamento europeo: presepi e valori del Natale contro le derive odierne

Non dovrebbe essere una notizia, ma lo è, purtroppo. Quella che dovrebbe essere normalità diventa un’eccezione: in un mondo di derive woke, di proliferare di nuove generi e di apertura a pratiche sempre meno rispettose della dignità umana, un presepe fa notizia. Quel modello di famiglia perfetta nella sua semplicità, la gioia di un neonato, l’amore di un padre e di una madre, il tepore di una stalla e niente più. Simbologia di normalità e di eccezionalità allo stesso tempo. La notizia è che il presepe è tornato a essere raffigurato all’interno del Parlamento europeo, a Bruxelles, dopo sono nate tante iniziative di distruzione delle radici su cui la stessa Europa si basa. In realtà si tratta di due presepi: il primo è realizzato da artisti maltesi, il secondo da spagnoli.

Fa quasi strano a pensarci. Dall’Europa, ad esempio, è nata l’idea di investire milioni di euro per avvicinare i giovani al mondo Lgbt attraverso il programma Erasmus. Il “Dragtivism”. Quella stessa Europa che voleva cancellare anche la parola “Natale” e tutti i riferimenti alla festività cristiana per il suo essere tale e di conseguenza poco inclusiva. Ma la domanda, come per il crocifisso affisso nelle classi, è: chi può sentirsi offeso da un bambino nato in una mangiatoia? Chi può sentirsi offeso da un uomo crocifisso per la redenzione della sua gente?

Una svolta, impensabile fino a poco tempo fa

Nicola Procaccini, eurodeputato di Fratelli d’Italia e co-presidente del partito dei Conservatori europei Ecr, ha testimoniato tutto con un video sui social: nella scorsa legislatura, “eravamo costretti clandestinamente a mettere un presepe che puntualmente ogni giorno veniva tolto dagli addetti alla sicurezza: questo a raccontare appunto qual era il clima prima. Ora il clima è cambiato”. Poi indica una targhetta, dopo aver mostrato le varie natività. Sulla targhetta c’è scritto “Merry Christmas”: “Una cosa che fino a ieri era impossibile vedere”. Questo perché “qui al Parlamento europeo, la parola Natale è stata vietata fino a pochi giorni fa. Era ammesso soltanto buone feste, o addirittura “season greetings”, che vuol dire una sorta di “auguri di buona stagione”. Ma la parola Natale era vietata”.

È una svolta, dunque, che l’Europa riscopra le sue radici. In un mondo di derive woke, ma anche di forte ingerenza da parte di chi, non solo dall’interno, ma anche dall’esterno dei nostri confini, mina le nostre tradizioni. C’è un intero mondo che vorrebbe soppiantare la nostra cultura che, oltre a dover essere difesa per una questione di appartenenza, quasi un dovere morale, ha bisogno di protezione in quanto impianto fondante della nostra società. Ci sono valori intrinseci in noi e inestirpabili, che regolano le nostre vite a volte anche in modo inconscio. Dobbiamo invece tornare consapevoli del nostro passato, l’Europa deve ricordare, oggi più che mai, di essere cristiana. Altrimenti il rischio è di perdere nel conflitto non armato che combattiamo e che ormai solo in pochi non riescono a notare.

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