Il Treno del Ricordo ha raggiunto la sua ultima destinazione. Stamattina nella stazione di Taranto il suo lungo viaggio attraverso l’Italia è terminato, registrando un successo di pubblico in tutte le dodici tappe che il convoglio ha raggiunto. Dopo l’evento inaugurale del 10 febbraio, il Treno del Ricordo, da Trieste, è arrivato a Venezia Santa Lucia, per poi rimettersi in viaggio verso Milano Porta Garibaldi, Torino Porta Nuova, Genova Piazza Principe, Ancona Centrale, domenica Bologna Centrale, Parma, La Spezia Centrale, Firenze Santa Maria Novella, Roma Ostiense, Napoli Centrale ed infine, questa mattina, il capoluogo jonico.
Il convoglio storico, promosso dal Ministro per lo Sport e i Giovani, ha ospitato a bordo una mostra multimediale. I quattro vagoni principali facevano da cornice alle quattro sezioni in cui è suddivisa l’esposizione: Italianità, Esodo, Viaggio del dolore e Ricordi di una vita. Lungo il percorso si potevano vedere filmati di repertorio provenienti dall’Archivio Istituto Luce e da Rai Teche, video originali, fotografie e masserizie fornite dall’Istituto Regionale per la Cultura Istriana-Fiumana-Dalmata (IRCI), attraverso i quali si è potuto ripercorrere un viaggio indietro nel tempo.
Un vero e proprio museo su binari che ha permesso al ricordo di abbracciare l’Italia, da Nord a Sud, ripercorrendo il viaggio che migliaia di famiglie istriane, giuliane, fiumane e dalmate sono state costrette ad intraprendere per scappare dalle persecuzioni del Maresciallo Tito e dei suoi partigiani.
Infatti, tra la fine della guerra e la firma del Trattato di Pace, scapparono via gli abitanti di Fiume e dell’Istria che si erano trovati nella Zona B sotto amministrazione militare jugoslava. Sperimentata l’atrocità delle foibe e delle deportazioni nel settembre del ’43 e nella primavera del ‘45, vivendo poi in un perdurante clima di terrore e vedendo consolidarsi lo Stato totalitario che Tito andava modellando, il 90% della comunità italiana radicata da secoli in quelle terre prese la via dell’esilio in Italia. E’ l’inizio dell’esodo.
Pola, Fiume, Rovigno, Dignano si svuotarono completamente e la popolazione italiana, raccolte le proprie cose, abbandonò la propria terra. Un’intera società sparì, abbandonò le sue case, i suoi averi, le proprie abitudini.
Inizialmente, per permettere agli esuli un approdo in Italia, vennero sfruttate due piccole motonavi che coprivano la rotta Pola-Trieste, motovelieri e pescherecci che si muovevano tra le due sponde dell’Alto Adriatico. Successivamente, dal marzo del 1947 il governo italiano mise a disposizione il piroscafo Toscana, che faceva scalo alternativamente a Venezia e ad Ancona, da cui gli esuli proseguivano il proprio viaggio in treno nel gelido inverno 1946-’47 a lente tappe per non intralciare il regolare traffico ferroviario. L’arrivo in Italia fu spesso accompagnato da sospetto e diffidenza, poiché taluni vedevano i profughi (famiglie intere, con donne, vecchi e bambini) come fascisti in fuga dal “paradiso socialista” di Tito.
Il Treno del Ricordo è stata una esperienza che ha attraverso lo spazio ed il tempo, unendo, come un ponte, il nostro ricordo al dramma degli esuli. Alla stazione di Bologna, dove i comunisti versarono sui binari il latte per bambini esuli in arrivo da Ancona, il Sindaco Lepore ha atteso l’arrivo del Treno del Ricordo. Una simbolica immagine di pacificazione tra la città e il ricordo degli esuli. A Roma, i ragazzi di Gioventù Nazionale hanno accolto l’arrivo del treno con uno striscione con su scritto “Passa un treno sbuffando. Esule e martire, non piangere più”. Che questo ponte tra ricordo, spazio e tempo sia inscalfibile, sempre.