Transgender: la Corte Suprema cerca di riportare gli USA alla ragione

La Corte Suprema degli Stati Uniti, la più alta corte della magistratura federale americana, ha bloccato le nuove regole volute dall’Amministrazione Biden in merito agli studenti transgender. Seguendo le istanze dei fautori dell’ideologia gender, attivi tanto in America quanto in Europa, il governo federale ha stabilito che nelle scuole vi debbano essere bagni e spogliatoi appositi per quegli allievi che si dichiarano transgender o gender fluid. Gli Stati USA guidati da governatori repubblicani hanno impugnato immediatamente le norme sostenute dal presidente Joe Biden, quindi, la Corte Suprema ha ritenuto di varare quantomeno una sospensione, che durerà fino a quando non sarà risolta la disputa legale fra gli Stati che hanno impugnato le leggi pro-transgender e Washington.

Meno male che, grazie ai repubblicani e alla saggezza della Corte Suprema, le forzature dei teorici woke e gender non sempre filano lisce come l’olio. Parliamo di forzature perché di questo si tratta e non c’è solo una innocente lotta contro le discriminazioni sessuali. Esiste un preciso disegno ideologico, denunciato dai conservatori di tutto il mondo, inclusi quelli italiani di Fratelli d’Italia, che punta da un lato a cancellare l’identità storica e religiosa dei popoli, in particolare degli abitanti dell’Occidente, e dall’altro, dietro allo specchietto per le allodole del contrasto all’omofobia, su cui siamo tutti d’accordo, a relativizzare l’identità sessuale e l’atavica differenza tra maschi e femmine.

In un modo che ha i connotati della imposizione dirigistica e anche violenta, si cerca di obbligare i bambini e gli adolescenti, partendo appunto dalle scuole, non tanto a rispettare le diversità, ma a ritenerle più normali e più importanti dei pilastri che hanno permesso all’umanità di avanzare, cioè, la famiglia tradizionale e le unioni fra uomini e donne. Gli esseri umani, secondo la visione deviata dei relativisti gender, devono porsi dubbi già in tenerissima età circa la loro sessualità e lo Stato deve mettere in campo gli strumenti adatti per aiutarli a farlo. Siamo alla follia, anche perché tutti noi cresciamo o siamo cresciuti accorgendoci da soli della nostra natura, se etero, gay, bisessuale o altro, senza il bisogno di codici e codicilli, e nemmeno di una targhetta in più appesa nei bagni pubblici.

Le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e le violenze fisiche, almeno nei Paesi occidentali che sono dotati di una legislazione civile e completa, possono essere perseguite con le leggi già esistenti, e non vi è alcuna necessità di imporre lo stravolgimento dell’ordine naturale e le pretese di una minoranza a scapito della maggioranza. Kamala Harris, stando perlomeno alle posizioni assunte sin qui dalla candidata dem alla Casa Bianca, se dovesse diventare presidente, sarebbe ancora più accesa di Joe Biden sui temi cari agli ideologi gender, ma la democrazia a stelle e strisce ha, per fortuna, i suoi pesi e contrappesi.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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