Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è lo strumento che il Governo italiano deve realizzare affinché possa utilizzare i fondi del Recovery Plan. Un Piano, approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 12 gennaio, che prevede una spesa di 222 miliardi di Euro, di cui il 30% destinato a finanziare progetti esistenti e la rimante parte destinata a programmi nuovi.
In tema trasporti, tuttavia, sono molte le carenze rilevate nel PNRR. Vediamole insieme.
- Accessibilità alle aree interne (e non solo, in quanto il territorio nazionale, purtroppo, è arricchito da innumerevoli aree cosiddette “a domanda debole”). Il Piano prevede 200 milioni di Euro a copertura delle attuali 72 aree selezionate dalla Snai (1.077 comuni per 2 milioni di abitanti ed un territorio di 51 mila kmq), con una media di investimento di circa 190 mila Euro a Comune. Niente a che vedere con le reali esigenze e necessità, anche a copertura dei Comuni con meno di 5 mila abitanti. Per cui si ritiene doveroso quintuplicare il budget previsto.
- L’Accessibilità ai territori è sempre accompagnata da una scarsa funzionalità dei servizi di Trasporto Pubblico Locale. Il settore trova un’azione di investimento per circa 7 mld di Euro (Tpl Green e trasporto rapido di massa). Peccato però che l’azione sia pesantemente sbilanciata verso il rinnovo del parco circolante dei mezzi privati e del Trasporto Pubblico Locale (autobus, treni e navi). Niente e nulla è previsto per connettere i territori nei luoghi più disagiati. Come anticipato più volte, occorrono interventi strutturali a sostegno dello sviluppo di infrastrutture “intelligenti” attraverso un alto livello di tecnologia high-tech ed IoT e l’incentivazione dell’utilizzo di applicazioni per integrare le diverse forme di trasporto, che dovranno essere green e sostenibili, a partire dal soddisfacimento degli spostamenti delle persone con disabilità, totalmente abbandonate da questo Piano. La richiesta è giusto appunto quella di realizzare un Piano Nazionale della Mobilità che per la prima volta affronti in modo strutturale la mobilità delle persone diversamente abili.
- Trasporto Pubblico Locale. Rispetto ai 7 mld di Euro non vi è nulla sulla governance. Il MIT deve avere il coraggio di cambiare radicalmente la gestione e la corresponsione dei contributi verso il Tpl dotandosi di un sistema che si possa basare sui “Livelli Essenziali di Trasporto”, al pari di quanto è oggi considerato nella sanità, non più servizi minimi. Strutturare il cambio di governance nel PNRR, chiave di volta del comparto.
- Trasporto ferroviario. L’Alta Velocità per tutto lo stivale continua ad essere una chimera. L’Allegato al DEF 2020 «#italiaveloce» propone interventi sulla direttrice Salerno-Reggio Calabria caratterizzati dall’Alta Velocità di Rete (AVR) e non dall’Alta Velocità/Alta Capacità (previsti con il Decreto Rilancio 40 milioni di euro per la progettazione). Per cui da Salerno a Reggio Calabria si potrà assistere, se tutto va bene, alla velocizzazione della linea (max 200 km/h contro i 300 dell’AV) che, purtroppo, sarà promiscua con i servizi ferroviari tradizionali.
- Smart Roads. Sono le infrastrutture stradali per le quali è iniziato un processo di trasformazione digitale orientato a introdurre piattaforme di osservazione e monitoraggio del traffico, modelli di elaborazione dei dati e delle informazioni, servizi avanzati ai gestori delle infrastrutture, alla pubblica amministrazione e agli utenti della strada. L’Europa è avanti anni luce su questa tematiche, noi fatichiamo. Il PNRR destina 200 mln di Euro per tutto il territorio che in primis deve coprire 6000 km di autostrade e successivamente le Strade Statali. Bazzecole. Sono questi gli investimenti che uno Stato deve portare avanti per lo sviluppo ed il progresso del territorio.
- Ponte sullo Stretto di Messina. Vi è poco da dire (e già è stato detto tanto): è un’opera essenziale per completare questo il corridoio TEN-T che parte dal Baltico e termina a Palermo.