La settecentesca Scalinata di Trinità dei Monti è uno dei monumenti più rappresentativi della Città Eterna eppure, dalla Francia, ne rivendicano la proprietà. La querelle con i cugini d’oltralpe, riferiscono i media, è emersa nei giorni scorsi con la pubblicazione di un rapporto della Corte dei Conti di Parigi in cui si fa un quadro ricognitivo del patrimonio dello Stato francese a Roma, tra cui figurano diversi immobili e cinque Chiese tra le quali Trinità dei Monti. “La Scalinata è stata costruita con fondi francesi ed in seguito mantenuta dai Pii Stabilimenti della Francia, custodi dei beni d’Oltralpe” si legge tra l’altro nel rapporto, che suggerisce inoltre la necessità di “confermare lo stato giuridico” della stessa, passaggio questo molto importante anche per “chiarire la responsabilità in termini di manutenzione e restauro”.
Ma se è vero che la costruzione è stata commissionata da un cardinale francese, finanziata da un mecenate suo connazionale ed in seguito amministrata, pure in modo discutibile e “approssimativo” (così si legge nel rapporto), dai Pii stabilimenti, lo è altrettanto il fatto che nel corso dei secoli, come peraltro ammette anche il documento della magistratura contabile transalpina, della manutenzione si è occupato in molte occasioni il Comune di Roma.
“Viene da ridere. Manderemo esperti al Louvre per fare la ricognizione aggiornata dei beni sottratti all’Italia nel corso della storia” è l’immediata e risentita la reazione di Fabio Rampelli (FdI). Parole queste alle quali i Pii stabilimenti hanno risposto dicendosi sorpresi ed attribuendo la veemenza “alla scarsa comprensione del francese, lingua in cui il rapporto è scritto. Precisiamo che il francese lo capiamo e ci è ben chiaro il peso specifico, tutto politico, che la Corte dei Conti francese ha usato per avocare allo Stato transalpino la proprietà di Trinità dei Monti” aggiunge Rampelli. Che prosegue sottolineando che la questione, peraltro già deflagrata in passato, è segnata in particolare da un anno importante, il “1906, anno nel quale il Comune di Roma stilò una relazione, citando documenti scritti in latino in cui si citano atti pubblici e sentenze attraverso cui si conferma che la proprietà e la giurisdizione di Trinità dei Monti e delle vie adiacenti sono sempre stati in capo allo Stato Pontificio con le sue articolazioni amministrative romane. Si precisa inoltre – dice ancora Rampelli – che nessun atto notarile nel corso dei secoli ha mai formalizzato il trasferimento di proprietà della Scalinata di Trinità dei Monti la cui cura, vigilanza e manutenzione sono sempre state compito dell’autorità romana”. E da questo punto di vista “sia nell’Archivio di Stato che in quello di Roma – conclude il vicepresidente della Camera dei deputati – ci sono documenti inoppugnabili”.