Mentre Joe Biden viene acclamato nuovo Presidente degli USA da media e attori internazionali, all’interno del paese è vivo il dibattito sulla validità dei conteggi dei voti da parte dei Repubblicani, impegnati in proteste in tutto il Paese.
I Democratici hanno reagito accusando Donald Trump di voler destabilizzare la solida democrazia americana e di fomentare una crisi istituzionale. Tuttavia, ci sono stati almeno quattro casi simili di ricorsi e denunce da parte dei due candidati sfidanti, a partire da Lincoln contro Douglas. La stessa Hillary Clinton nel 2016 fu consigliata da un nutrito gruppo di ricercatori universitari e attivisti di fare ricorso in Michigan, Pennsylvania e Wisconsin per via di presunte manomissioni russe nel sistema elettorale.
Trump ha promesso battaglia in vari Stati e ciò comporterebbe un impegno mastodontico dal punto di vista soprattutto economico, ma anche politico e giudiziario, a differenza della diatriba post elettorale Bush- Al Gore nel 2000, concentrata esclusivamente sulla Florida. Trump potrebbe desistere in caso di mancanza di fondi da parte di sostenitori disillusi o mancato sostegno dei Partiti Repubblicani locali.
Per capire quali siano le accuse di frode e scorrettezze elettorali, bisogna prima analizzare come si vota negli Stati Uniti d’America.
– Innanzitutto, per votare, bisogna essersi registrati prima online (dichiarando anche la propria affiliazione politica) poi presentarsi al seggio, tenendo conto che solo in pochi stati é richiesta la presentazione di carta di identità. Per i voti postali, viene verificata da persone o computer la corrispondenza tra la firma sulla busta del voto e quella registrata del votante. É un’operazione molto delicata, una firma può essere replicata con facilità, specialmente in nomi corti.
In questi giorni, il Partito Repubblicano sta raccogliendo ipotetici voti di persone morte da vari anni e nel Nevada ha presentato una lista di individui che si sono trasferiti in altri Stati e non avrebbero avuto diritto di votare nelle vecchie contee (in particolare Clark County).
– Il voto in presenza é registrato elettronicamente e viene prodotto in schede poi lette da lettori ottici o si vota direttamente in computer che poi contano automaticamente. Nel primo caso, le schede poco leggibili vengono replicate da scrutatori (fondamentale è in questo caso il controllo dei rappresentanti di lista) e nel secondo caso possono sorgere problemi di sistema. In questa elezione è stato corretto un errore di sistema che aveva attribuito voti al candidato sbagliato, ma può essersi presentato lo stesso problema in altri stati. In ogni elezione americana, vista la grande scala, vengono registrati errori di sistema di non poco conto e il team di Trump ha denunciato sabato problemi con le macchine per il voto in Arizona.
– Il voto postale viene conteggiato manualmente, da scrutatori. Si trattava di un numero esiguo di voti solitamente, quest’anno in moltissimi hanno potuto votare per posta per via della pandemia. Ovviamente anche lo scrutinio manuale può essere suscettibile a errori, come quelli denunciati in Georgia nell’impilare le colonne dei voti. Legale é la presenza di osservatori del voto (i nostri rappresentanti di lista) che quest’anno hanno dovuto fronteggiare distanze anti covid fino a 6 metri e accesso negato, come denunciato in Michigan e Pennsylvania. Si aggiunge anche la discussione giuridica sulla data valida e orario ultimo di ricezione dei voti postali, in Pennsylvania sono stati conteggiati voti arrivati al seggio fino a tre giorni dalla data ultima.
Con il passare dei giorni, sembra affermarsi la volontà di Donald Trump di presentare ricorso negli Stati analizzati, a partire dalla Pennsylvania, ricca di ben 20 voti di grandi elettori. A questo punto i pool di avvocati del Partito Repubblicano dovranno depositare la domanda di ricorso ai giudici di ogni Stato, che avranno la facoltà di indire i riconteggi. In seguito potrebbe intervenire la Corte Suprema di Giustizia, con la possibilità di ribaltare le sentenze dei giudici statali.
Trump si trova dunque ad affrontare un’ardua scelta tra riconteggio o ammissione di sconfitta e i silenzi di alcuni collaboratori, tra cui la figlia Ivanka, significano che sta ponderando bene se il Partito Repubblicano sia in grado di fronteggiare numerosi ricorsi.
Tutte le varie accuse poste in essere sono solo fumo.
Il sistema elettorale è sempre stato così, se fosse stato davvero così fallaceo, si poteva provvedere durante il mandato a cambiarlo.
Se Biden ha fatto degli imbrogli, chi ci assicura che Trump non abbia fatto lo stesso? Lei che vive in Irlanda e scrive su un portale chiamato “la voce del patriota”?
Immagino la patria sia bella solo per le vacanze o i pacchi da giù.
“Mentre Joe Biden viene acclamato nuovo Presidente degli USA da media e attori internazionali” la narrazione fantastica da sempre appartiene alla stampa di una certa fazione, quelli ai quali da sempre piace raccontare la realtà con pieghe differenti, a tal punto da distorcerla.
Joe Biden è il nuovo (da gennaio) presidente degli Stati Uniti, non perché lo dice la stampa o LeBron James, ma perché i cittadini americani (fino a prova contraria) lo hanno votato.
Vivo neglia Usa da dieci anni. L’articolo e ben scritto, questo commento non ha senso.
E la prima volta che qui si vota solo per posta in molti stati, specie con i cosiddetti “unsolicited ballots” e senza photo Id (entrambe cose volute dai dems e non dai republicans). Inoltre in certi stati e passata un legge per cui non e necessario neanche il “match” della firma, cioè anche se la firma non combacia va bene lo stesso.
Quindi e l’opposto di ciò che viene espresso in questo commento: queste sino state elezioni uniche, con nuovi sistemi antidemocratici voluti dal team di biden e dalle amministrazioni democratiche locali.
Finirà alla corte suprema. Con Clarence Thomas che ha un conto in sospeso con biden…