Trump firma ordine esecutivo che non ammette più disuguaglianze nello sport: “Le competizioni femminili saranno solo delle donne”

Quella di Trump è una politica di concretezza.

E lo sta dimostrando dal primo giorno. Tanto che subito dopo la cerimonia di giuramento ha firmato un numero di ordini esecutivi senza precedenti, affrontando temi cruciali, da quello relativo all’immigrazione illegale al confine tra gli Stati Uniti e il Messico, alla legge sulla chiusura di TikTok, fino alla crisi energetica nazionale.

Anche in politica estera, già prima del suo insediamento ufficiale, il nuovo Presidente ha prodotto dei risultati tangibili, quali il cessate il fuoco a Gaza, tanto da rendere possibile una visita a Washington del primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, a seguito della quale è emerso un nuovo piano per affrontare la situazione sulla Striscia.

Oltre a questi significativi passi in avanti in politica estera, tuttavia, merita una particolare attenzione anche quanto prodotto sul fronte interno. E nello specifico ciò che ha a che fare con il contrasto all’ideologia gender- o meglio, gender-less.

Difatti, il Presidente ha non solo firmato un ordine esecutivo in cui ha affermato che esistono solo due generi, quello maschile e del femminile, “per proteggere le donne dall’ideologia gender”, ma ha altresì sottoscritto, proprio due giorni fa, un ulteriore ordine che vieta alle persone transgender di partecipare alle competizioni sportive femminili.

Un evento che -a ragione- può essere definito storico, e che rappresenta un enorme passo avanti nello ri-stabilire dei confini nel campo dello sport (e non solo).

Senza dubbio, il tema della partecipazione delle persone transgender alle competizioni femminili è uno dei più complessi da affrontare oggi e anche il più dibattuto soprattutto a livello mediatico (vedi per esempio il caso Imane Khelife).

Ed è uno degli argomenti più discussi anche a causa di un vuoto regolamentare e normativo che viene vissuto a livello mondiale, per cui non esistono regole certe e univoche che rendano possibile far riferimento a dei parametri oggettivi e condivisi in grado di sistematizzare questo aspetto nello sport.

E d’altro canto, soprattutto negli Stati Uniti, finora ha avuto la meglio una politica fortemente LGBTQ+ friendly, che ha reso possibile senza alcun problema la partecipazione di coloro che sono -a tutti gli effetti- degli uomini a gare riservate alle donne.

Il contenuto dell’ordine esecutivo di Trump

“Women’s sport will be only for women”, ovvero “Lo sport femminile sarà solo per le donne”. Questo è, in estrema sintesi, ciò che ha voluto fare Trump con il suo ultimo atto, restituendo quindi dignità a quelle donne e a quelle ragazze che spesso vengono discriminate ab origine nello sport, dovendosi confrontare con chi ha enormi capacità fisiche maggiori, per stessa conformazione naturale. È questo uno squilibrio senza precedenti e che incarna tutto fuorché quella uguaglianza e democraticità tanto millantata da coloro che promuovono la partecipazione transgender in contesti simili.

“Stiamo ripristinando la sanità e il buon senso, difendendo i diritti, la sicurezza e l’orgoglio del popolo americano, compresa le nostre grandi atlete donne”, ha sottolineato in occasione della firma dell’ordine esecutivo, aggiungendo che “Sotto l’amministrazione Trump, difenderemo la fiera tradizione delle atlete e non permetteremo agli uomini di picchiare, ferire e imbrogliare le nostre donne e le nostre ragazze. D’ora in poi, gli sport femminili saranno solo per le donne”.

Da un punto di vista pratico, Trump ha poi stabilito l’interruzione dei finanziamenti federali alle squadre che ammetteranno i transgender nella categoria femminile, e di conseguenza tutte le scuole o le associazioni sportive che non rispetteranno le nuove direttive perderanno tali somme destinate a loro.

Partire dallo sport per costruire una comunità più equilibrata

La svolta sancita dal tycoon è un qualcosa che va ben al di là della sola sfera relativa al solo sport. Perché la direzione presa da Trump mira alla creazione di un generale nuovo assetto sociale, e alla ricostruzione di una comunità all’interno della quale sia ristabilito il giusto equilibrio delle cose e torni a prevalere il buon senso comune. 

Dichiarare che le persone transgender non sono donne è semplicemente dichiarare un fatto oggettivo e rilevabile nella realtà pratica. E di conseguenza, limitare la loro partecipazione a competizioni che vedono protagoniste donne e ragazze è un atto non solo necessario, ma anche dovuto. Un atto dovuto nei confronti di tutte quelle atlete che si preparano anche anni per una sola e unica gara, senza usare scorciatoie. È un atto dovuto nei confronti delle giovani ragazze a cui bisogna garantire un futuro, affinché non si abbattano di fronte alle ingiustizie e affinché continuino a sperare di raggiungere il loro sogno.

È un atto dovuto perché la cultura gender non può e non deve prevalere. Perché le differenze fra l’uomo e la donna esistono, sono meravigliose e devono essere rispettate. E non può essere una mera forzatura genetica e ideologica a convincerci del contrario.

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