Rimbalza nuovamente nei canali di informazione l’allarmismo intorno a Chernobyl per via dell’interruzione di corrente nella zona della ex-centrale e per la mancata comunicazione dei sistemi di monitoraggio della AIEA.
L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica concorda insieme all’autorità di regolamentazione ucraina che la sua disconnessione dalla rete non ha un impatto critico sulle funzioni di sicurezza essenziali del sito, dove si trovano vari impianti di gestione dei rifiuti radioattivi.
Come in una qualunque centrale nucleare, il combustibile esausto è mantenuto per un certo tempo nelle piscine di raffreddamento, in particolare quella del reattore 3. Infatti dopo l’incidente al reattore 4 del 1986, tutti e tre reattori rimasti in funzione sono stati spenti e scollegati dalla rete prima della fine dell’anno 2000, l’unica connessione rimasta è quella tra due linee della rete e i sistemi ausiliari. Il 3 marzo era già stata staccata la prima linea, mentre nella notte è avvenuta anche per la seconda.
Il comunicato rilasciato dalla AIEA di rassicurazione sulla situazione a Chernobyl è motivata dal fatto che il combustibile esausto si trova lì da 22 anni, e pertanto non richiede un ricircolo attivo dell’acqua per essere raffreddato, tanto che le pompe sono spente dal 2013.
Nel comunicato ufficiale infatti dichiara: “[…]per quanto riguarda l’impianto di stoccaggio del combustibile esaurito del sito, il volume dell’acqua di raffreddamento nella piscina è sufficiente per mantenere un’efficace rimozione del calore dal combustibile esaurito senza una fornitura di elettricità.”
Proprio perchè il combustibile è raffreddato e non richiede un sistema di raffreddamento attivo, non è fisicamente possibile che possa esserci alcun meltdown come quello avvenuto per l’interruzione delle pompe di raffreddamento a Fukushima.
A seguito del calo di corrente per fornire corrente al sito sono stati attivati i generatori diesel e le batterie di sicurezza in attesa che la corrente ritorni. Il principale elemento di preoccupazione non è il combustibile bensì i 210 operatori della centrale sotto stress e senza la possibilità di ruotare nelle ultime due settimane, vivendo in effetti lì” fa sapere il direttore Grossi.
L’unico elemento di apprensione da parte della AIEA quale ente internazionale di controllo dei sistemi nucleari sparsi nel mondo è appunto che i sistemi di monitoraggio sia di Chernobyl sia di Zaporizhza hanno smesso di comunicare dati con la rete della AIEA.
Nella nota della AIEA, il direttore fa infatti sapere la sua preoccupazione per “l’improvvisa interruzione di tali flussi di dati” e soprattutto perchè “Il motivo dell’interruzione nella trasmissione dei dati di salvaguardia non è stato immediatamente chiaro. L’AIEA continua a ricevere dati da altri impianti nucleari in Ucraina, comprese le altre tre centrali nucleari. “La trasmissione remota di dati dalle apparecchiature di sicurezza dell’AIEA ubicate nei siti nucleari di tutto il mondo è una componente importante della nostra implementazione delle salvaguardie, in Ucraina e nel mondo”.
Sebbene i dati siano archiviati comunque localmente su dispositivi con sufficiente capacità di archiviazione “lo stato operativo dei sistemi di monitoraggio sono rimasti incerti”. Con queste misure tecniche di sicurezza infatti, l’AIEA è in grado di verificare che i paesi rispettino i loro obblighi legali internazionali di utilizzare materiale e tecnologia nucleare solo per scopi pacifici.
Sullo stato attuale della centrale di Zaporizhzhya, due delle quattro linee elettriche ad alta tensione (750 kV) sono state danneggiate durante i conflitti e quindi ora ci sono solo due linee elettriche operative, più quella in stand-by. L’operatore ucraino ha informato l’AIEA che il fabbisogno di energia attuale può essere fornito anche con solo una linea elettrica disponibile.
L’unico elemento di nota in merito alla centrale nel sud-est del paese è che negli scontri del 4 marzo un trasformatore è stato danneggiato ed attualmente è in riparazione il suo sistema di raffreddamento.
Grossi si recherà oggi ad Antalya su invito del ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu. “Negli incontri, spero di fare progressi sulla questione urgente di garantire la sicurezza degli impianti nucleari ucraini. Dobbiamo agire ora”.