Ucraina, la verità sulle parole di Zelensky: nessuna resa, ma più aiuti e pugno duro contro Putin

Nelle ultime ore, agenzie di stampa e media nazionali hanno riportato la notizia secondo la quale Volodymyr Zelensky, presidente ucraino, sarebbe pronto a ritirare le truppe e ad arrendersi all’aggressione russa nel Donbass e in Crimea. La loro tesi parte dal fatto che Zelensky avrebbe dichiarato di non avere più le forze per riconquistare le terre ora sotto il controllo della Federazione russa. Il mondo intero è in apprensione, potrebbe essere una svolta epocale dal punto di vista dello scenario internazionale, specie con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca; e c’è già chi risulta sperando in una caduta di Kiev. Tuttavia le cose potrebbero stare in modo diverso: l’Ucraina è forte e unita ed è volenterosa di riconquistare le terre perse e soprattutto di riannettere le popolazioni ora sotto il controllo russo.

“Gli Usa sostengano Kiev di più”

Tutto parte dalle dichiarazioni del presidente ucraino rilasciate al quotidiano francese Le Parisien: una lunga intervista in cui Zelensky racconta la sua visione del nuovo scenario geopolitico, la possibile svolta con l’ascesa di Trump e i nuovi rapporti che intratterrà con la nuova amministrazione statunitense. Nel pezzo in realtà emerge la forte volontà di proseguire il conflitto in difesa del proprio popolo. E già nelle introduzioni lo si capisce chiaro e tondo: “Davanti ai lettori di Le Parisien, riuniti in videoconferenza, Volodymyr Zelensky ha battuto i pugni sul tavolo. Si dice che sia disposto a fare concessioni territoriali in cambio della pace? “Nessuno parla per lui”, ha replicato. Non sull'”indipendenza dell’Ucraina”, né su Putin, che deve essere “messo al suo posto”, dice, con le mascelle spalancate”.

“Non abbandoneremo la nostra indipendenza”

Riprendendo le sue dichiarazioni, Zelensky interviene sul rapporto con Donald Trump: “È un nuovo presidente, con una squadra diversa. I cambiamenti sono quindi inevitabili. Per noi è molto importante che siano a favore dell’Ucraina e non il contrario. Abbiamo già troppe sorprese con un vicino come la Russia”. Poi la prima conferma che l’Ucraina non ha intenzione di arrendersi: “Vorremmo che gli Stati Uniti sostenessero maggiormente l’Ucraina. I nostri team stanno già lavorando con quelli del Presidente Trump. Costruiremo un rapporto con la nuova amministrazione e questa sarà la nostra priorità”. E ancora: “Non importa quanti presidenti o primi ministri vogliano dichiarare la fine della guerra, non ci arrenderemo semplicemente e abbandoneremo la nostra indipendenza. Il pericolo sarebbe quello di dire: congeliamo la guerra e raggiungiamo un accordo con i russi”.

Poi le parole su Putin, che “è come un boomerang: continua a tornare finché non ottiene ciò che vuole. E per la prima volta in trent’anni di potere, un Paese gli resiste”. Zelensky richiama poi i Paesi alleati all’unità, di cui gli ucraini sono un esempio virtuoso: “Ovviamente, dopo tre anni di guerra, c’è molta stanchezza. Soprattutto nei momenti in cui il sostegno di alcuni Paesi inizia a vacillare. Ma anche gli ucraini sono uniti. Difendono il loro Paese. Come si può fare altrimenti, quando è come essere in casa propria e un aggressore arriva, saccheggia, toglie la vita ai tuoi cari, li tortura, resta e vive in casa tua? I rappresentanti degli altri Paesi vi dicono: dovete trovare un accordo con questo aggressore. Come possiamo farlo?”. E ancora: “Useremo la diplomazia. Ma questo non significa perdonare Putin. Non perdoneremo perché rispettiamo la legge”.

Poi arriva il momento topico, quello sul Donbass e sulla Crimea: “Non possiamo rinunciare ai nostri territori. La Costituzione ucraina ce lo vieta. Non abbiamo la forza di riconquistarli. Possiamo solo contare sulla pressione diplomatica della comunità internazionale per costringere Putin a venire al tavolo dei negoziati. Sono stupito: perché l’Occidente, che ci sostiene, assume una linea morbida con lui?”. Insomma le parole Zelensky sono fin troppo chiare: se l’Ucraina non riesce a battere la Russia da sola, come normale che sia per un Paese militarmente più debole di una grande potenza come Mosca, il presidente ucraino ha richiamato i Paesi alleati a uno sforzo maggiore per difendere Kiev. Non c’è nessuna resa dell’Ucraina dunque, ma soltanto uno sprono a fare di più. Bloccare la Russia significa salvare l’Europa e l’Occidente: sostenere il contrario è pericoloso dal punto di vista politico e geopolitico.

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