C’è tanta, ma tantissima ambiguità a sinistra, specialmente in fatto di politica estera. Le opposizioni, e in generale da sempre il centrosinistra italiano, hanno questo problema: non riescono a compattarsi. Se viene meno l’unico collante possibile, l’odio contro la destra, e si inizia a parlare nel merito delle questioni, la sinistra appare più frammentata di uno spezzatino di manzo. Se ieri, dalle colonne di questo giornale, lamentavamo l’irresponsabilità di una sinistra che cede a narrative meramente propagandistiche contro l’atlantismo, oggi analizziamo la parte più comica della vicenda. In Parlamento, infatti, dopo le comunicazioni del ministro Crosetto, si votava sul nuovo pacchetto di aiuti da inviare all’Ucraina e sulle risoluzioni presentate dai partiti. Sette risoluzioni in tutto: una presentata dalla maggioranza e sei dalle opposizioni. In pratica, ogni partito, in conflitto con tutto e tutti, ne ha presentata una propria: una per il Pd, una per il M5s, una per Avs, una per Italia Viva, una per Azione, una per +Europa. Tutte diverse, nessuna uguale all’altra. Una confusione immensa che rappresenta a pieno il subbuglio che si vive a sinistra.
Via libera alla risoluzione della maggioranza
Partiamo dalla risoluzione della maggioranza. Una risoluzione passata con 181 voti favorevoli, 48 contrari e 64 astenuti, con pochi sì tra i banchi delle opposizioni. Per Crosetto, “oggi noi non approviamo alcun pacchetto ma la possibilità data al governo, riapprovando un decreto approvato per la prima volta nel 2022, di fornire aiuti di ogni tipo, anche militari, all’Ucraina”. Siamo dunque giunti al terzo anno di guerra in un contesto internazionale del tutto diverso, con l’elezione a presidente americano di Donald Trump. Crosetto quindi spera che si tratti di un decreto da “non usare” perché “noi ci auguriamo che l’Ucraina sia in pace”.
È fondamentale continuare a sostenere l’Ucraina perché – ha spiegato ancora il ministro della Difesa – senza gli aiuti e le armi occidentali oggi “non ci sarebbe più il popolo ucraino” ma “ci sarebbe la stessa pace che troviamo nei cimiteri”. E questo perché “quelle armi non hanno alimentato la guerra ma hanno consentito a persone che avrebbero usato anche le pietre e le fionde per difendersi, di farlo”. La maggioranza dunque è stata compatta nel sostenere l’Ucraina e ci si augurava che anche le opposizioni si unissero perché “ci sono cose per cui è importante il voto compatto del Parlamento” per dare un segnale “di coerenza e di valore dell’Italia”.
Sinistra divisa e confusa
Così purtroppo non è stato. Ancora una volta le sinistre hanno fatto valere ideologia e propaganda. E così, con un lavoro minuzioso di selezione, molto spesso le risoluzioni dei vari partiti non sono state approvate o respinte in toto, ma hanno anche ottenuto il via libera solo su parte del testo. Ad esempio, la risoluzione del Pd è stata approvata, ma non le sue premesse. Questione simile per Italia Viva. Sì ai testi proposti da Azione e +Europa. Respinti quelli di M5s e Avs. Le divisioni si sono viste anche nelle singole votazioni, ma non scendiamo nei particolari risparmiandovi una sicura emicrania.
Nel dettaglio delle risoluzioni, gli uomini di Giuseppe Conte chiedevano l’interruzione immediata della fornitura di armi. Simile la richiesta di Avs, che aggiungeva la richiesta di cessate il fuoco immediato tra Russia e Ucraina. Ovviamente più moderate le risoluzioni degli altri partiti, che sono state totalmente o parzialmente accettate. Ma resta un tasso di litigiosità elevatissimo a sinistra, che si manifesta forte e chiaro su ogni tematica cruciale. Il che non sarebbe un bel vedere se, per una serie di coincidenze, il campo largo si ritrovasse improvvisamente al governo. Meglio, allora, tenerci stretta questa maggioranza, che da due anni e mezzo ha reso l’Italia uno Stato più credibile agli occhi dei partner internazionali.