Giorgia Meloni ha avuto il merito di portare alla luce un fatto innegabile: il Manifesto di Ventotene, che la sinistra ha elevato a testo sacro, contiene passaggi esplicitamente illiberali e antidemocratici. Non è l’idea di Europa che vogliamo, né quella che hanno immaginato i veri padri fondatori dell’Unione, De Gasperi, Schuman e Adenauer. È incredibile che la sinistra, che per anni ha osteggiato l’Europa, a un certo punto abbia deciso di riscrivere la storia, cercando di sostituire questi giganti del pensiero democratico con Altiero Spinelli. Questa operazione è andata avanti per anni con il sostegno di chi ha voluto riscrivere il senso dell’Europa. Emblematico il caso di Matteo Renzi, che nel 2016 portò sull’isola di Ventotene Angela Merkel e François Hollande, tentando di dare a Spinelli il ruolo che la storia ha riservato ad altri. Il tutto coronato, la sera stessa, dalla trasmissione su Rai1 della miniserie sulla vita di Spinelli. Un caso? Difficile crederlo. Ma c’è di più: chi oggi si scandalizza perché Meloni ha letto passaggi testuali del Manifesto è lo stesso che, da anni, tenta di imporre un’Europa tecnocratica, lontana dai popoli. L’Europa in cui crediamo è quella delle radici cristiane e della sovranità popolare, non quella di un’élite autoreferenziale che si arroga il diritto di decidere il destino dei cittadini senza consultarli. E se la sinistra si sente offesa perché qualcuno ha osato ricordare la verità storica, forse dovrebbe chiedersi perché si riconosce in un Manifesto che definiva la democrazia un ‘peso morto’ e predicava la ‘dittatura del partito rivoluzionario’.
Lo dichiara il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Elisabetta Gardini.