I socialisti europei non vogliono Raffaele Fitto come vicepresidente della Commissione europea di Ursula von der Leyen. Non lo vogliono per una questione prettamente politica: Fitto, in sostanza dice la sinistra europea, è di destra e per questo non può far parte della compagine esecutiva comunitaria. Un veto duro quanto ideologico, quello lanciato da Rafael Glucksmann, leader dei socialisti francesi: “Per quel che mi riguarda Raffaele Fitto non deve essere vicepresidente della commissione Ue – ha spiegato – e per quel che so il mio gruppo non ha cambiato idea”. Si tratta di un fatto che definisce “semplice”: “L’alleanza che ha sostenuto von der Leyen a luglio non include Ecr [il gruppo dei Conservatori e dei Riformisti europei a cui aderisce anche Fratelli d’Italia, ndr] e quindi non c’è motivo di dargli una vicepresidenza”. Il messaggio è chiaro: i socialisti vorrebbero chiudere le porte a Fitto.
Un torto all’Italia
Ci sarebbe parecchio da disquisire. In primo luogo, probabilmente, quello che più di tutto dà fastidio è il ruolo di peso riconosciuto all’attuale ministro italiano. Al pugliese, infatti, è stata assegnata una vicepresidenza esecutiva con deleghe pesanti per l’Ue, come le politiche di Coesione e le riforme, dunque il Pnrr: Fitto potrebbe dunque ritrovarsi a gestire un portafoglio da oltre mille miliardi di euro, con in più l’onere e l’onore di gestire la nuova programmazione dei fondi di Coesione che tanto bene stanno facendo all’Italia e al Sud sotto la gestione del Governo Meloni. Inoltre, Fitto si troverà in pratica a capo di altri commissari con deleghe preziose per l’Italia, come ad esempio l’agricoltura.
C’è un’altra questione, poi, più istituzionale. Le nomine in seno alla Commissione europea avvengono in virtù del peso dei singoli Paesi in Europa, e non in base allo schieramento politico di appartenenza. L’Italia è la terza economia del continente, ha un’industria tra le più sviluppate ed è uno dei Paesi più popolosi: il dato strano è che, nelle Commissione precedente, l’Italia non riusciva a ottenere un ruolo parimenti di peso, forse a causa dell’alta inaffidabilità degli esecutivi degli anni scorsi. Quando, allora, Glucksmann rinnega Fitto in Commissione europea, non solo fa un torto a Ecr e agli elettori di destra che pure sono cresciuti come mai prima d’ora in Europa, ma anche e soprattutto all’Italia, che invece merita il ruolo assegnatole: secondo Nicola Procaccini, co-presidente di Ecr, le parole del socialista francese sono “sgradevoli nel tono e nel contenuto, perché Fitto, prima di essere l’indicazione di un governo di centrodestra, rappresenta l’Italia, con la sua storia e la sua dignità“. Per Procaccini, “politicizzare le audizioni dei commissari, senza tener conto del contenuto delle loro affermazioni, rischia di creare un meccanismo perverso di sgambetti reciproci senza lieto fine per nessuno”.
Sarebbe una sconfitta politica per i socialisti
In ultimo, il dato politico. Come fatto notare anche dal forzista Martusciello, l’audizione di Fitto è stata fissata prima di quella di Teresa Ribera, la socialista spagnola, donna di fiducia del primo ministro Pedro Sanchez, che ha già espresso la volontà di voler continuare le politiche green che stanno uccidendo la nostra economia. Succederà, insomma, a Franz Timmermans. E non è escluso, dunque, che il mancato appoggio a Fitto non possa far venire meno anche l’appoggio a Ribera. Così i socialisti, nelle loro chiusure ideologiche, rischiano un debacle politica con pochi precedenti.