L’Europa “deve dotarsi immediatamente di una vera politica industriale, come chiediamo da oltre due anni, per recuperare competitività rispetto agli altri attori globali. Dobbiamo, parallelamente, scongiurare la guerra commerciale, che sarebbe dannosa per tutti”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in un’intervista a “Il Messaggero”. La guerra commerciale sarebbe dannosa “soprattutto per l’Italia che lo scorso anno ha raggiunto la quarta posizione come Paese esportatore nel mondo, superando Giappone e Corea del Sud, con una bilancia commerciale nettamente attiva nei confronti degli Usa e un surplus di 42 miliardi. Proprio l’Italia – ha aggiunto – grazie alla leadership di Giorgia Meloni, ha un ruolo centrale nel mantenere coesa la Ue e nel costruire un ponte con Washington per evitare l’escalation”.
“La recessione tedesca che si protrae da due anni – ha spiegato Urso – sta avendo ripercussioni dirette sui Paesi a vocazione manifatturiera come l’Italia, essendo la Germania il nostro principale partner commerciale. A questo si collega la crisi dell’auto europea, e quindi anche dell’auto e della componentistica italiana, che ha trascinato con sé anche altri comparti industriali come dimostrano i dati del 2024. Meno auto si traduce in meno siderurgia, chimica o microelettronica”.
Secondo il ministro, “l’Italia, per prima, ha denunciato le follie del Green Deal e promosso un ampio processo di riforme delle regole europee su auto e industrie energivore, come appunto siderurgia, chimica e vetro, i settori in maggiore difficoltà”.
La risposta dell’Unione europea è stata il Competitiveness Compass: “È un primo passo, ma ora deve tradursi in misure concrete. Non bastano dichiarazioni d’intenti né di misure tampone. Serve una politica industriale europea forte”. Oggi si conoscerà il nuovo proprietario dell’ex Ilva ma incombe lo spettro dei dazi sull’acciaio: “Esportiamo negli Usa appena 160 mila tonnellate di acciaio, altri sono i nostri mercati. Il problema non sono i dazi americani ma la politica europea”, ha rimarcato Urso. “Non a caso abbiamo presentato un ‘non paper’ sul Cbam (il meccanismo europeo che applica un prezzo per le emissioni). Una nostra proposta di revisione per sostenere le industrie energivore, come la siderurgia, nella loro sfida ambientale. E’ all’ordine del giorno del prossimo Consiglio Competitività e confidiamo che sia recepita nel Clean Industrial Deal e nel documento di settore che saranno presentati dalla Commissione in marzo. La transizione ecologica – ha concluso Urso – deve essere sostenibile non solo per l’ambiente, ma anche per l’industria: l’Europa non può permettersi di penalizzare i propri asset strategici in un momento così delicato per la competitività globale”.