Ultim’ora. Blitz nelle ambasciate, anche in quella italiana i ribelli cercavano uomini di Assad

Nelle ore caotiche seguite alla presa di Damasco, i ribelli hanno iniziato a dare la caccia agli uomini del regime di Assad in fuga, spingendosi fino alle sedi diplomatiche straniere, inclusa quella italiana. Nella residenza dell’ambasciatore Stefano Ravagnan un gruppo armato ha effettuato una sorta di perlustrazione nel giardino, sequestrando tre auto, ma senza conseguenze per lo staff diplomatico.

“Tutto è finito lì e non sono stati toccati né l’ambasciatore né i carabinieri”, ha spiegato in seguito il ministro degli Esteri Antonio Tajani al termine di una nuova riunione d’emergenza all’Unità di crisi. Il personale dell’ambasciata si trova ora in altro luogo sicuro, ma questo episodio tiene ancora più alta l’attenzione della Farnesina – in coordinamento con Palazzo Chigi e con la Difesa – sulla priorità di questa fase: garantire la sicurezza dei connazionali in Siria. Il dossier Siria, un Paese travolto dall’incertezza dopo la dissoluzione del regime di Bashar al Assad, è ormai in cima all’agenda internazionale. 

A Roma Tajani ha convocato una seconda riunione in due giorni con gli ambasciatori della regione, in collegamento dalle sedi. Proprio Ravagnan ha fornito al ministro ed ai colleghi informazioni aggiornate sulla situazione del personale italiano e dei connazionali ancora presenti nel Paese. Aggiornamenti che la Farnesina “riceve puntualmente e che vengono condivisi” con la premier Giorgia Meloni ed il ministro della Difesa Guido Crosetto, ha spiegato Tajani, ringraziando Ravagnan per il suo lavoro. In condizioni che non mettono al riparo dai rischi, come dimostra l’ingresso dei miliziani ribelli nella sede di rappresentanza italiana e le analoghe perquisizioni in altre ambasciate e negli uffici delle ong internazionali. 

Oltre allo staff diplomatico, si monitora la situazione dei connazionali. Rispetto alle circa trecento persone che si trovavano a Damasco e Aleppo prima che la situazione precipitasse, diverse decine hanno lasciato il Paese, spostandosi in Libano e Giordania. Quanto agli altri, Tajani ha riferito che ad Aleppo “in questo momento sono tranquilli perché la situazione è stabile”. 

Mentre nella capitale “coloro che volevano lasciare la città lo hanno fatto, chi voleva rimanere è rimasto”. In ogni caso, aveva già puntualizzato in precedenza il vicepremier, l’ambasciata è pronta a organizzare eventuali evacuazioni, con diverse opzioni sul tavolo. Su questo la Difesa ha dato la propria “la disponibilità per qualsiasi linea di azione, qualora la situazione dovesse degenerare ulteriormente”, ha fatto sapere il ministro Crosetto. Per un’eventuale operazione di esfiltrazione, sono state già allertate le forze speciali.

Il dossier connazionali è stato uno dei temi di un nuovo colloquio tra Tajani ed il collega turco Hakan Fidan. Ad Ankara, che ha un rapporto privilegiato con i nuovi padroni della Siria, Roma chiede di fare “tutto il possibile per garantire l’incolumità dei cittadini italiani e la tutela delle minoranze, inclusa quella cristiana”. Fidan ha espresso “ottimismo sull’evolversi della situazione, almeno per quanto riguarda la sicurezza generale”. 

La Turchia, ha poi aggiunto il titolare della Farnesina, vede con favore il fatto che l’Italia abbia deciso di riaprire dopo tanti anni la propria sede di rappresentanza a Damasco. Ed auspica che tale “presidio resti anche in futuro”.

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Giovanni Curzio
Giovanni Curzio
Giovanni Curzio, 21 anni, napoletano, studente alla facoltà di Giurisprudenza della Università degli Studi Suor Orsola Benincasa. Da sempre è appassionato di giornalismo sia di cronaca che sportivo. Collabora anche con agenzie di stampa ed emittenti radiofoniche e televisive della Campania.

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