Anche la quarta serata di Sanremo, quella dedicata alle cover, è stata seguitissima: share al 70,8%, una media di 13 milioni e mezzo di telespettatori incollati al televisore. Una serata all’insegna della musica, terminata ancora una volta in orario. Carlo Conti continua a sostenere che non c’è alcuna sfida con il suo predecessore, Amadeus. Ma il pubblico sembra gradire il nuovo format, più snello.
La serata di ieri è stata aperta dalla apparizione di Roberto Benigni. All’annuncio della sua presenza, in conferenza stampa, le reazioni dei giornalisti sono state diverse. In molti non hanno esultato, anzi sembravano più preoccupati di dover ascoltare di nuovo un enorme sermone sulla Divina Commedia o sulla Costituzione che – per carità – sono tematiche affascinanti, ma non certo graditissime durante una manifestazione canora.
Ma il miracolo di questa edizione del festival di Sanremo forse è proprio questo: riuscire a evitare quei retorici pipponi che nelle edizioni passate abbiano dovuto veder recitare a gente senza né arte né parte solo per ricreare un pizzico di tv del dolore in prima e seconda serata. Per capirci: un conto è se un attore del calibro di Benigni recita versi della Divina Commedia anche se per interminabili minuti, un altro paio di maniche è se dobbiamo ascoltare discorsi lagnosi e male recitati con persone che non nascono intrattenitori.
E continuando a sfottere Carlo Conti e la sua brevitas, anche Benigni è rimasto poco tempo sul palco dell’Ariston. Giusto il tempo di lanciare messaggi satirici a chiunque (da Meloni a Trump, dalla sinistra fino allo stesso Amadeus), farci fare quattro risate che non fa mai male e presentare il suo prossimo spettacolo. Sanremo deve essere la festa della musica italiana, delle voci italiane che danno spettacolo anche se nessuno di loro si presta a discorsi woke e progressisti. Abbiamo potuto ascoltare la straordinaria potenza di Giorgia e Annalisa, vincitrici della serata, sulle note di un brano eccezionale, Skyfall di Adele. Abbiamo rivisto Topo Gigio esibirsi sulle note di Volare di Domenico Modugno. Clara e il Volo hanno dato spettacolo con The Sound of Silence. Divertimento allo stato puro, allegria e momenti di riflessione, senza però dover subire lezioncine da persone che non devono insegnarci proprio nulla. Nessun sermone sulla Costituzione: non saranno stati contenti quei giornalisti che continuano a chiedere agli ospiti di mandare un bacio a Giorgia Meloni. Un bacio, lo mandiamo noi a loro.
ma dici sul serio? E’ stato il Sanremo più woke della storia: malati, disabili, morti, omosessuali e disagiati di ogni risma, messi in scena esclusivamente per fare audience. Ci mancavano le auto elettriche e poi la propaganda ESG sarebbe stata completa. Terribile.