Una manovra che guarda alle prossime elezioni, non alle nuove generazioni

La “manovra del popolo”, riveduta e corretta da Bruxelles e, nei giorni scorsi, fatta ingoiare al Senato della Repubblica, mediante un maxi emendamento su cui è stata posta la fiducia, ora approda alla Camera.

Una manovra che nei fatti guarda alle prossime elezioni, ad alcune fasce della popolazione che attendevano legittimamente delle risposte, (vedi legge Fornero), ma sicuramente non alle nuove generazioni che sono completamente escluse dai provvedimenti messi a bilancio, mancando politiche che siano di stimolo allo sviluppo e di conseguenza all’aumento di offerta di lavoro.

Come riporta il Sole 24 ore, a novembre 2018, l’ultimo mese a disposizione, l’Istat registrava un tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) del 32,5% e un tasso di inattività nella fascia 25-34 anni in salita a 26,7%(+0,5% rispetto a un anno fa), mentre la quota dei cosiddetti Neet (i giovani che non studiano né lavorano) è arrivata al 25,6% nella fascia 18-29 anni. Il part time che spesso è di fatto una forma mascherata di precariato, ha raggiunto nel terzo trimestre 2018 un picco del 77,1% sul totale dei contratti a tempo parziale siglati nella fascia 15-34 anni, in rialzo dal 75,6% del secondo trimestre 2018 e in esplosione dal 51,4% del 2008.

Certo non è colpa del Governo Conte, in carica da soli sei mesi, se la situazione della disoccupazione giovanile in Italia è così drammatica. Sicuramente il Jobs Act di Renzi, incentivando il tempo determinato ha influito su quanto fotografato dall’Istat, ma vien da chiedersi perchè un governo che si definisce del cambiamento non abbia previsto nulla nella manovra finanziaria per aggredire questa crisi senza fine. Se non ha colpe per quanto ha ereditato dai governi precedenti, oggi, tuttavia, si prende la responsabilità di quello che non sta facendo.

Se si esclude almeno in parte, il Decreto Dignità, voluto dal Ministro 5 stelle, Luigi Di Maio, il vuoto di proposte per il futuro della Nazione è sconcertante. Va ricordato in ogni caso che quel decreto, laddove dovesse avere qualche effetto benefico sulla qualità dei contratti lavorativi, si rivelerebbe solo un tampone, perchè quella che va incrementata in Italia è la capacità di fare impresa e di creare posti di lavoro. Se il lavoro non c’è, o è poco, non basta un decreto che scoraggia il tempo determinato a cambiare realmente le cose, anzi, in alcuni casi si sta rivelando, come avevamo previsto, un’arma a doppio taglio per quei lavori che per la loro natura si fondano necessariamente su forme contrattualistiche che non impegnino l’azienda oltre un certo limite.

Inoltre, Di Maio non spiega, se la disoccupazione giovanile è così alta, come è altissima la percentuale di giovani che non studiano e il lavoro non lo cercano nemmeno più, come pretende che i riformati Centri per l’Impiego con la norma sul Reddito di Cittadinanza trovino quello che non esiste.

Questa manovra è la negazione della necessità di investimento in scuola, università, ricerca, sviluppo e lavoro di cui l’Italia ha disperato bisogno, restando tutta incentrata su pensioni e reddito di cittadinanza, senza una visione che vada oltre la soddisfazione di quella parte di elettorato attratto dai cavalli di battaglia dei rispettivi partiti che all’indomani del 4 marzo 2018 si sono ritrovati insieme al governo.

Due partiti che in campagna elettorale erano acerrimi nemici, ma che dopo si sono accordati per governare, presentando provvedimenti spot e mancette elettorali che graveranno sulle prossime generazioni. Due forze politiche costantemente impegnate in una incessante propaganda social e tv, avendo – è palese – nel mirino le elezioni europee che ci saranno tra pochi mesi.

E allora il PD? Verrà da dire a qualche commentatore social quando leggerà questo articolo. Rispondiamo subito: ha fatto la stessa cosa. Basta ricordare Renzi al governo con Alfano, gli 80 euro e il 40% PD alle Europee di allora.

Abbiamo visto cosa è successo dopo.

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Ulderico de Laurentiis
Ulderico de Laurentiishttp://www.uldericodelaurentiis.it
Direttore Responsabile de "La Voce del Patriota".

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