L’Europa libera dal fondamentalismo islamico, un rischio che è cresciuto negli ultimi mesi, ai danni della cultura cristiana che è alla base del Vecchio continente, in difficoltà anche di fronte alle ingerenze dell’ideologia woke, e ai danni soprattutto delle minoranze, in particolare quella ebraica, verso la quale l’intolleranza è stata costantemente incrementata dal 7 ottobre scorso. Questo il tema principale del panel “L’Europa libera dal fondamentalismo” tenutosi in apertura della seconda giornata della Conferenza programmatica di Fratelli d’Italia che si sta svolgendo a Pescara.
Radici dimenticate
La questione è molto più profonda di quanto si possa immaginare e potrebbe avere riscontri molto rilevanti per il futuro dell’Europa. Un’Europa che, sotto la spinta del progressismo ideologico che l’ha governata negli ultimi anni, fatica oramai a riconoscere le radici su cui si fonda e la loro importanza, dal momento che, come ribadito da Augusta Montaruli, deputato di Fratelli d’Italia e vice capogruppo alla Camera dei Deputati, “non esiste futuro dell’Europa se non c’è consapevolezza del passato”. È una questione dunque molto profonda, ne va del futuro dell’Europa. La linea da seguire dalla nuova Unione europea che nascerà dopo le elezioni dell’8 e del 9 giugno, dunque, dovrà essere quella di riconoscere come fondamentali quelle radici che influenzano il nostro pensare e il nostro vivere. La “cultura del fluido”, come denunciato da Montaruli, non dovrà avere la meglio, pur nel rispetto di tutte le culture e delle rispettive religioni. L’obiettivo deve essere quello della pace: una pace che non sia soltanto slogan, come sottolineato dalla senatrice di Fratelli d’Italia Ester Mieli, ma verso la quale ci sia un impegno serio e strutturato, nella sua difesa e nella difesa delle libertà. Il Governo Meloni si è già mosso sul suolo nazionale, nella difesa delle piazze dal fondamentalismo islamico, nella difesa della minoranza ebraica contro i cortei dei violenti pro Palestina. Ora, ha detto Mieli, “bisogna portare in Europa queste battaglie”, allargare anche all’Unione la difesa della nostra identità. In questo senso, la presenza di Papa Francesco ai lavori del G7, annunciata ieri da Giorgia Meloni, che quest’anno in qualità di premier italiano presenzierà il forum, è primo passo affinché l’Europa e l’Occidente riprendano consapevolezza del proprio passato. Una presenza, quella del Pontefice al G7, che non deve essere divisiva, ma un collante, un paciere per tutte le culture che convivono in Europa.
Contro la minaccia jihadista
Altro tema fondamentale è stato quello del fondamentalismo islamico. Se, infatti, l’Italia e l’Europa sono lontane dal fronte di guerra mediorientale e hanno superato il tragico periodo dei grandi attentati ormai da circa un decennio, il rischio che si intensifichi l’integralismo è concreto e i primi segnali ci sono stati, con le continue occupazioni di atenei o con i diversi atti di intolleranza verso la classe dirigente e verso la minoranza ebraica. Intolleranza cresciuta dal 7 ottobre, giorno dell’attacco di Hamas a Israele. Anche su questo l’impegno del Governo Meloni è stato forte, con l’espulsione, ad esempio, di numerosi soggetti considerati pericolosi per l’ordine pubblico, come ricordato da Emanuele Prisco, sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno. Nel rispetto, comunque, dei diritti e del giusto processo, contro le solite critiche della sinistra a cui evidentemente piace “fare altri casini in una situazione già compromessa”. L’impegno del Governo Meloni si è visto anche nella nuova regolamentazione dei luoghi di culto, spiegata in breve da Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera: “Il Codice del terzo settore prevede requisiti specifici per le associazioni culturali che sono cosa ben diversa dalle attività di culto. La furbizia in Italia è quella di voler far nascere associazioni culturali islamiche, che sorgono dietro gli uffici dei luoghi nei quali pregare. Non è possibile che si preghi nei garage, senza alcuna sicurezza. La libertà di culto va bene ma deve essere fatta alla luce del sole. Il paradosso è che la sinistra storce il naso quando si parla di abusi edilizi e invece tollera questi illeciti da quarant’anni”, ha detto, accolto dagli applausi di una sala Budapest 1956 gremita. Sarà dunque fondamentale portare queste battaglie anche in Europa, nel tentativo di resistere alle teorie woke e alle pressioni islamiche sul nostro continente.