Usa, le ultime Convention prima dello sprint finale: i forti dubbi dei democratici su Biden

Dopo il primo dibattito presidenziale tra Joe Biden e Donald Trump, il primo nella storia a tenersi prima dell’estate, si avvicina un altro momento saliente del rito elettorale americano: le Convention che ufficializzeranno, al momento con diversi interrogativi ancora da dipanare, i candidati alla presidenza e alla vicepresidenza per i rispettivi schieramenti. 

La Convention del Partito Repubblicano in Wisconsin 

La Convention del Partito Repubblicano che si terrà in Milwaukee nello Stato del Wisconsin dal 15 al 18 luglio, dove i quasi 2.500 delegati eletti nel corso delle elezioni primarie avranno il compito di ufficializzare la candidatura di Donald Trump, formalmente l’unico candidato rimasto in corsa in casa GOP, con 2.242 delegati ottenuti, contro i 1.215 necessari per vincere la nomination. 

L’ex Ambasciatrice USA alle Nazioni Unite Nikki Haley, il Governatore della Florida Ron DeSantis e l’imprenditore Vivek Ramaswamy si sono ritirati, impegnandosi a sostenere l’ex Presidente. 

Se si può considerare poco più che un passaggio formale l’investitura di Trump da parte della Convention, rimane ancora un grande interrogativo su chi ricadrà la scelta per la Vicepresidenza a completamento del ticket repubblicano per la corsa alla Casa Bianca: tanti i nomi e le ipotesi in campo con un occhio puntato su ciò che succede in casa Dem. 

Biden resta in campo, malgrado aumentino le richieste di un passo indietro

Come annunciato da Biden stesso, la corsa per la rielezione non è in discussione, malgrado si allunghi sempre di più la lista di coloro che all’interno Partito Democratico ne chiedono un passo di lato: da  ultimo un gruppo di cinque Rappresentati DEM di spicco, ha chiesto il ritiro dalla corsa presidenziale. 

Stando ai sondaggi (SSRS per CNN),  con l’eventuale passo di lato del Presidente Biden, tutti gli eventuali candidati DEM otterrebbero performance migliori: in un duello con Trump, l’attuale Vicepresidente Kamala Harris sarebbe dietro il tycoon di soli due punti, mentre Biden sarebbe sei punti dietro. 

Joe Biden registra un nuovo record, negativo, con il 64% degli intervistati che ne disapprova l’operato.

Tra gli elettori democratici, il 63% degli intervistati dichiara che il proprio voto non è per Biden, ma in funzione anti Trump. 

L’unica candidata in grado di poter battere Trump, secondo Ipsos (per Reuters) sarebbe proprio Michelle Obama, che però ha già fatto sapere di non essere interessata, almeno per ora, alla corsa per la Casa Bianca. 

Il Piano B, per l’eventuale sostituzione di Joe Biden si scontra all’atto pratico con i tempi ristretti per una sostituzione in corsa: si vota il 5 novembre e la Convention Democratica che dovrà indicare il candidato presidente si terrà tra poco più di un mese a Chicago dal 19 al 22 agosto per l’esattezza; nessun altro candidato sembra disponibile ad affrontare una corsa tutta in salita, e per ultimo,  un aspetto non di poco conto, che sembra sfuggire ai più, dal punto di vista di opportunità politica: viene chiesto un passo di lato al Comandante in capo giudicato unfit to lead, quando il mandato presidenziale termina il 20 gennaio 2025, una posizione difficile da conciliare e che potrebbe portare ad ulteriori azioni nei confronti di Biden?  

La sentenza della Corte Suprema

Un altro assist per Trump arriva dalla Corte Suprema ha stabilito che il Presidente degli Stati Uniti, ha un’immunità completa per le azioni ufficiali compiute durante il suo mandato, ma non per tutte le attività svolte nel periodo in cui era in carica. 

Questa decisione incide direttamente sul processo per i fatti del 6 gennaio e consentirebbe all’ex Presidente di evitare alcuni capi d’imputazione, ma non solo, anche i tempi del processo si dilateranno giocando inesorabilmente a favore di Trump.

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