Valentina Mira, la finalista del Premio Strega che ha minimizzato la strage di Acca Larenzia

La scrittrice ora in lizza per l’ambìto “Premio Strega” è riuscita a farsi sfuggire una gaffe disastrosa sull’attentato terroristico antifascista che uccise tre ragazzi di destra davanti ad una sede romana del Movimento Sociale Italiano durante i famigerati “Anni di Piombo”, agli inizi del Gennaio 1978.

Hanno fatto ultimamente scalpore le frasi pronunciate da Valentina Mira: autrice del libro “Dalla stessa parte mi troverai – Acca Larentia, storia di un mistero italiano” e tra i possibili destinati al Premio Strega, si è lasciata sfuggire una tesi riduzionista e piuttosto terrificante in merito all’episodio che, il 7 Gennaio 1978, portò alla morte di 3 militanti del Fdg, formazione giovanile del Movimento Sociale Italiano.

Aldilà del titolo che rievoca una canzone di De Gregori, cantautore impegnato e dichiaratamente di sinistra, sarebbe opportuno chiedersi che cosa le sia passato nella mente quando ha deciso di pronunciare, durante una conferenza al “Centro Sociale Pedro”, le seguenti ingiurie:”Vabbè che è successo nel 1978, il 7 gennaio 1978. È successo che due del FdG, vabbè gli hanno sparato. Eravamo in quegli anni lì, loro erano i primi del resto a sparare anche con la connivenza della P2 e per quella cosa là neanche un mese dopo i Nar ammazzano un compagno a caso, Roberto Scialabba. Ciò nonostante continuano ogni 7 gennaio a fare la loro commemorazione a braccia tese” .

Poche idee ma confuse, quelle dell’autrice, che tendono ad edulcorare la vicenda e a gettare in pasto al tritacarne 3 vittime innocenti che con il terrorismo in generale non hanno mai avuto nulla a che vedere. Evidentemente l’ “Antifascismo militante” di cui la Mira si fa portatrice, ormai diventato un brand persino oltremanica, è incentrato sulla “reductio” di tragici eventi storici, che talvolta dovrebbero ricordarci quanto sia inutile e fuorviante l’odio politico.

Insomma, l’ennesimo tentativo da parte di una personalità semi-nota, di cancellare la memoria di 3 giovani deceduti negli anni di piombo, servendosi di una macchina del fango clamorosamente ideologica: altro che “indagine” e “mistero”, qui siamo davanti all’ennesimo episodio di  mistificazione della realtà, anche piuttosto pericoloso perché al limite del giustificazionismo sulle deplorevoli azioni condotte dai nuclei terroristici della sinistra extraparlamentare in quegli anni.

D’altronde, soltanto all’interno di un CSO si possono distribuire alla folla gravi accuse generiche e senza fondamento, passandola liscia, soprattutto considerando l’omertà e l’appoggio che questi luoghi offrono al riduzionismo antifascista.

Intanto su LA7 c’è chi, come Lilli Gruber, non ha perso tempo nel parlare de “La Destra e i libri all’indice” come sottotitolo della trasmissione OTTO E MEZZO, invitando anche la stessa Valentina Mira. La stessa  nota conduttrice, ha poi chiesto agli ospiti se la Meloni voglia riequilibrare il “Premio Strega”: pinzillacchere che di ironico non hanno un bel niente, se non lo scopo di fare campagne e proseliti inesistenti sulla “Censura”, forse dimenticando che in questi anni siamo stati sottomessi a stratagemmi di bavaglio ben peggiori.

Forse la Gruber dimentica tutti gli autori conservatori che nel ‘900 dovettero rinunciare a ricevere premi o addirittura a rischiare di finire nel dimenticatoio a causa dell’amichettismo presente nel sottobosco di quella sinistra intellettuale che di plurale non aveva nulla, soltanto intersezioni e compiacimenti da parte di chi si piegava ai diktat dell’ideologia conforme.

Ne parlava proprio Marcello Veneziani tempo fa in un articolo sugli intellettuali appartenenti all’area della destra conservatrice, come lo scrittore Carlo Sgorlon, anch’egli ribelle nei confronti dell’egemonia culturale di sinistra, accorgendosi di essere circondato da “un cordone sanitario, una bandiera gialla di pericolo di contagio”.

Che in Italia i progressisti non gradiscano il pluralismo è cosa ben nota, seppure siano poi i primi a parlare di quanto quest ultimo sia importante nell’ambiente mediatico a livello nazionale.

Forse lo scopo dell’autrice del libro in questione è proprio quello di sfruttare l’ondata polemica per fare pubblicità ingannevole: infatti, a sentire le sue dichiarazioni  “Ut supra”, sembrerebbe che sia stata messa in piedi una specie di campagna sulla banalizzazione dei caduti.

La verità è la seguente: tutti coloro che hanno perito e continuano a perire nel mondo a causa del terrorismo e dell’odio politico, dovrebbero essere rispettati umanamente, senza essere tacciati con bestialità che fanno accapponare la pelle, quando si parla di stragi non bisogna fare distinzione tra figli e figliastri, ma evidentemente il messaggio non è stato recepito dai militanti antifascisti, che dell’odio ne hanno fatto uno “Brontolio di guerra”.

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Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

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