Venezia, il Carnevale che tutto il mondo ci invidia

Sabato 16 febbraio avranno inizio le celebrazioni del Carnevale Veneziano, uno degli eventi più apprezzati e conosciuti al mondo.

Le sue origini sono antichissime: la prima testimonianza risale ad un documento del Doge Vitale Falier del 1094, dove viene citato per la prima volta il vocabolo Carnevale. L’istituzione del Carnevale da parte dell’oligarchia veneziana è da attribuire, come accadde nell’antica Roma, alla necessità della Serenessima, di concedere alla popolazione, in modo particolare ai ceti medio bassi, un momento di svago dedicato interamente al divertimento ed ai festeggiamenti.

Veneziani e forestieri si riversavano in tutte le strade della città a far festa con musiche e balli, e grazie all’anonimato garantito dalle maschere e dai costumi si otteneva una sorta di livellamento di tutte le divisioni sociali che autorizzava persino la pubblica derisione delle autorità e dell’aristocrazia. Tali concessioni erano largamente tollerate e considerate un provvidenziale sfogo alle tensioni ed ai malumori che si creavano inevitabilmente all’interno della Repubblica di Venezia, che poneva rigidi limiti su questioni come la morale comune e l’ordine pubblico dei suoi cittadini.

Durante tutto il periodo del Carnevale i veneziani concedevano molto del loro tempo a festeggiamenti, burle, divertimenti e spettacoli che venivano allestiti in tutta la città, soprattutto in Piazza San Marco, lungo la Riva degli Schiavoni e in tutti i maggiori campi di Venezia. Venivano organizzate attrazioni di ogni genere: giocolieri, acrobati, musicisti, danzatori, spettacoli con animali. I venditori ambulanti vendevano ogni genere di mercanzia, dalla frutta di stagione ai ricchi tessuti, dalle spezie ai cibi provenienti da paesi lontani. Oltre alle grandi manifestazioni nei luoghi aperti, si diffusero con il tempo piccole rappresentazioni e spettacoli di ogni genere presso le case private (nelle dimore dei sontuosi palazzi veneziani si iniziarono ad ospitare grandiose e lunghissime feste con sfarzosi balli in maschera), nei teatri e nei caffè della città.

Uno dei travestimenti più comuni nel Carnevale antico era la “Baùta”: indossata sia dagli uomini che dalle donne, era costituita da una particolare maschera bianca denominata larva sotto un tricorno nero e completata da un avvolgente mantello scuro, il tabarro.

Un altro costume tipico di quei tempi era la “Gnaga”, semplice travestimento da donna per gli uomini, facile da realizzare e d’uso piuttosto comune. Era costituito da indumenti femminili di uso comune e da una maschera con le sembianze da gatta, accompagnati da una cesta al braccio che solitamente conteneva un gattino. Il personaggio si atteggiava da donnina popolana, emettendo suoni striduli e miagolii beffardi. Interpretava talvolta le vesti di balia, accompagnata da altri uomini a loro volta vestiti da bambini.

Molte donne invece, indossavano un travestimento chiamato Moretta, costituito da una piccola maschera di velluto scuro, indossata con un delicato cappellino e con degli indumenti e delle velature raffinate. La Moretta era un travestimento muto, poiché la maschera doveva reggersi sul volto tenendo in bocca un bottone interno (e per questo motivo chiamata anche servetta muta).

Con l’usanza sempre più diffusa del travestimento carnevalesco, a Venezia nacque un vero e proprio commercio di maschere e costumi. I cosiddetti “mascareri” divennero veri e propri artigiani realizzando maschere di fogge e fatture sempre più ricche e sofisticate, vennero riconosciuti ufficialmente come mestiere con uno statuto del 10 aprile 1436, conservato nell’Archivio di Stato di Venezia.

Non è da escludere che fu proprio il Carnevale a dare impulso ad un numero crescente di spettacoli mascherati allestiti nei teatri privati della città. Questi spettacoli erano inizialmente riservati ad un ristretto pubblico di famiglie nobili. Verso la metà del Cinquecento, seguendo il grande sviluppo e la richiesta di questo genere artistico, a Venezia aprirono numerosi altri piccoli teatri, rivolti anche ad un pubblico popolare. Emersero numerosi e talentuosi autori teatrali, diventando celebri rappresentando opere sempre più raffinate e complesse.

La definizione di “Commedia dell’Arte” nasce proprio a Venezia e risale al 1750, quando il drammaturgo e librettista Carlo Goldoni lo introdusse all’interno della sua commedia “Il teatro comico”.

Nel 1797, con l’occupazione francese di Napoleone e con quella austriaca successivamente, la lunghissima tradizione carnevalesca fu interrotta per timore di ribellioni e disordini da parte della popolazione. Solamente nelle isole maggiori della Laguna di Venezia, come Burano e Murano, i festeggiamenti di Carnevale proseguirono il loro corso, anche se in tono minore, conservando un certo vigore ed allegria.

Bisognerà aspettare il 1979, quasi due secoli dopo, per veder risorgere ufficialmente la secolare tradizione del Carnevale di Venezia, grazie all’iniziativa e all’impegno di alcune associazioni di cittadini e al contributo logistico ed economico del Comune di Venezia, del Teatro la Fenice, della Biennale di Venezia e degli enti turistici.

Nella prima edizione del Carnevale recente si istituisce contemporaneamente un programma di eventi ed un calendario dettagliato. Viene stabilita la data dell’inizio dei festeggiamenti ufficiali in coincidenza con il sabato precedente al Giovedì Grasso ed il termine con il Martedì Grasso, per una durata complessiva di soli undici giorni a differenza del Carnevale di un tempo, che ebbe una durata ufficiale di ben sei settimane, quello moderno si svolge con un programma concentrato ma ricco di singoli appuntamenti.

Le due feste più apprezzate del Carnevale moderno sono “La festa delle Marie” e il “Volo dell’Angelo”.

La festa delle Marie, antichissima festa la cui origine viene attestata a partire del 1039, si svolge generalmente il pomeriggio del primo sabato del Carnevale, quando le dodici Marie, accompagnate da un lungo corteo formato da una processione di damigelle d’onore, sbandieratori, musicisti e centinaia di altri figuranti in costume d’epoca, inizia il suo lento cammino partendo dalla chiesa di San Pietro di Castello e dirigendosi verso Piazza San Marco, tra le ali di una folla di maschere e di turisti. In Piazza San Marco, il giorno successivo, le damigelle sfilano nuovamente in attesa della proclamazione ufficiale della vincitrice dell’edizione, la più bella tra le dodici (la cosiddetta Maria dell’anno), alla quale viene assegnato un consistente premio.

Il Volo dell’Angelo, istituito nel Cinquecento e conosciuto oggi nella sua variante di Volo della Colombina, si svolge generalmente a mezzogiorno della prima domenica di festa, come uno degli eventi di apertura che decretano ufficialmente l’inizio del Carnevale stesso. Sopra una folla festante, con lo sguardo rivolto al Campanile di San Marco, un’artista effettua la sua discesa dalla cella campanaria scorrendo lentamente verso terra, sospesa nel vuoto, sopra la moltitudine che riempie lo spazio sottostante.

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