Il Venezuela è sempre più nel caos, Maduro acuisce la sua sadica tirannia ogni giorno che passa. Gli oppositori sono costretti a fuggire dal Paese per salvarsi la vita, ultimo in ordine di tempo è Edmundo Gonzàlez Urrutia, vincitore de facto delle elezioni del 28 luglio. Dopo aver trascorso più di un mese nell’ambasciata dei Paesi Bassi a Caracas per evitare l’arresto, l’ex diplomatico è stato costretto a fuggire in Spagna dove gli verrà concesso asilo politico. In Venezuela pende un ordine di arresto su Urrutia per aver pubblicato le copie dei verbali che attestavano la schiacciante sconfitta di Maduro, denunciando la “grave frode elettorale” compiuta dal regime. L’esilio di González Urrutia avviene mentre polizia e servizi stringono d’assedio l’ambasciata argentina a Caracas. L’ambasciata è stata sgomberata il 31 luglio dai diplomatici dopo la rottura delle relazioni con l’Argentina, in seguito alla decisione di Milei di non riconoscere la vittoria di Maduro. Dentro ci sono però sei dirigenti del partito guidato da María Corina Machado, leader dell’opposizione. Per questo l’edificio è stato preso dal Brasile sotto una protezione che il governo venezuelano ha unilateralmente dichiarato di non riconoscere più. In poco più di un mese il dittatore ha falsato le elezioni autoproclamandosi presidente, accusando l’opposizione di un attacco hacker al sistema elettorale: “Lo hanno fatto perché volevano impedire che il popolo del Venezuela avesse il suo risultato ufficiale. Per poter gridare quello che avevano preparato: gridare alla frode”. Successivamente ha represso le proteste nelle città parlando di “violenta contro-rivoluzione ad opera di criminali e fascisti, con il coordinamento degli Stati Uniti. Con il rischio di una escalation di violenza che porti l’opposizione al suo sogno, la presa del potere”. Inoltre, con l’intensificarsi dei disordini, Maduro ha portato avanti la sua repressione della libertà di espressione: dopo aver chiuso più di 400 organi di informazione nell’ultimo decennio sono arrivate le restrizioni sui social media, in particolare il blocco di X per evitare critiche al governo. Anche la stampa internazionale non è ben accetta, basti ricordare il caso dei giornalisti italiani, Marco Bariletti e il cameraman Ivo Bonito, espulsi dal Paese, ulteriore conferma della volontà di Maduro di nascondere al mondo la corruzione e la violenza che da anni avvolge il suo mandato.
Il silenzio della sinistra italiana
Alla condanna espressa dalla comunità internazionale fa da contraltare il silenzio della sinistra italiana, come espresso dal capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti: “Uno degli aspetti più incredibili di questa gravissima vicenda rimane il silenzio assordante della sinistra, della sua classe dirigente e dei suoi sedicenti intellettuali. Le alternative sono due: o – cosa a cui non vogliamo credere – condividono questi metodi o sono in malafede. Ad ogni modo ci auguriamo che a Schlein e compagni torni la logorrea che li caratterizza quando si tratta di attaccare il governo Meloni anziché proseguire in questo ostinato mutismo selettivo a danno del popolo venezuelano”.