“Il presidente del Consiglio Meloni ha messo il dito nella piaga facendo cadere le maschere ai sedicenti democratici. Il brano letto dalla premier era il cuore politico del Manifesto di Ventotene che di sicuro non trasudava libertà e democrazia inneggiando alla dittatura del partito rivoluzionario. La temperie degli anni ‘30, l’intollerabile dittatura, la violenza, la limitazione dei diritti politici non giustificano il desiderio di altra dittatura di segno opposto, altra violenza, altre sottomissioni ideologiche. Tutti i partigiani confinati dal fascismo hanno meritato e meritano il nostro assoluto rispetto, ma se i loro pensieri sono liberticidi coloro che hanno una visione democratica della società hanno il dovere di stigmatizzarli.
La sinistra italiana sotto questo aspetto si ostina a non crescere e tiene in vita il filo rosso che la lega al comunismo, anche quello che auspicava l’abolizione della libertà. Deve essere questa la ragione per la quale si sono spaccati a Strasburgo sulla risoluzione contro tutti i totalitarismi, compresi quelli a loro evidentemente graditi.
Spiace confermare che il partito rivoluzionario che con veemenza insolita in aula è stato difeso dalle sinistre sia proprio quel Partito Comunista che ha seminato lutti e disgrazie in tutto il mondo, e soprattutto in Europa, flagellata dall’oppressione sovietica e dalla complicità di quei partiti occidentali finanziati da Mosca. Un’egemonia che oggi si ripresenta con il volto di Putin contro cui la sinistra non ha alcuna intenzione di aumentare la capacità di difesa nazionale e occidentale. Mi viene pertanto qualche sospetto”.
È quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia.