Verso il Conclave. I possibili successori italiani di Papa Francesco

Il Conclave rappresenta, per la cristianità tutta e non solo, un momento di passaggio fondamentale. Il consesso, che come da regole ecumeniche si riunirà a porte chiuse nella Cappella Sistina verosimilmente, quanto ai tempi, ai primi di maggio, dovrà scegliere tra i 138 cardinali, il successore di papa Francesco al soglio pontificio, che dovrà avere i due terzi dei voti. Come accaduto nella maggior parte dei precedenti conclavi, si assisterà molto probabilmente al confronto-scontro tra due principali tendenze: quella dei conservatori e quella degli innovatori/progressisti. 

Già in queste ore stanno cominciando a circolare i primi elenchi di cardinali ritenuti “papabili” in base ai loro ruoli all’interno della gerarchia ecclesiastica, alle loro prese di posizione dottrinali e ai consensi che sono in grado di raccogliere. Secondo la maggior parte degli analisti e vaticanisti al momento non c’è ancora un candidato che spicca sugli altri, anche perché non si sa se la tendenza sarà quella che vuole un profilo di continuità con il pontificato di papa Bergoglio o se, al contrario, la bilancia penderà a favore di un candidato più tradizionale.

Quanto agli italiani, tra i nomi che nei sondaggi informali vengono fatti più spesso ci sono quelli dell’Arcivescovo di Bologna e presidente della CEI, cardinale Matteo Maria Zuppi, del Segretario di Stato della Santa Sede Pietro Parolin e del patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa.

Quanto al primo, 69 anni, ha un profilo “progressista sui temi sociali ma solido nella dottrina”. La sua vocazione è nata collaborando con la Comunità di Sant’Egidio ed è ritenuto particolarmente capace in ambito diplomatico. Anche per questo nel 2023 è stato incaricato da papa Francesco di guidare la missione della Santa Sede per la pace in Ucraina, il cui scopo principale – si legge in una nota della sala stampa vaticana – era “promuovere gesti di umanità e costruire le premesse perché potesse essere raggiunta una pace giusta”. Politicamente parlando è stato spesso al centro, per alcune sue posizioni piuttosto nette, di polemiche anche accese. Tra esse la voce (poi smentita ma comunque circolata) secondo cui avrebbe proposto di preparare a Bologna per la festa di San Petronio, tortellini senza carne di maiale onde permettere anche ai musulmani di partecipare ai banchetti. Ben più forte la contesa che, nel luglio 2024, lo ha visto scontrarsi a distanza con Carlo Maria Viganò. Zuppi aveva infatti dichiarato, presenziando al Giffoni film festival, che “non bisogna credere per forza. C’è tanta gente che non crede ed è un grande esempio di altruismo. Credere comunque aiuta, perché insegna a voler bene”. E ancora, quanto alla comunità LGBTQ+, che “il cristiano è un uomo libero di amare senza etichette”. Durissima la lettera di risposta di Viganò (che nel 2024 è stato accusato di scisma e scomunicato per aver pubblicamente negato la legittimità del pontificato di papa Francesco), in cui si critica aspramente il progressismo e le posizioni non tradizionaliste di Zuppi, in particolare sull’accoglienza degli immigrati irregolari e sull’inclusività ritenuta eccessiva nei confronti di musulmani e comunità LGBTQ+. 

Un altro dei possibili candidati è il cardinale Parolin, 70 anni, entrato quattordicenne nel seminario di Vicenza ed in seguito avviato con successo nella carriera diplomatica (è stato nunzio apostolico in Nigeria e in Messico). Nel novembre 2002, quando aveva 47 anni, papa Giovanni Paolo II lo ha nominato sottosegretario della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, ruolo che lo ha visto occuparsi in particolare delle relazioni tra la Santa Sede e i Paesi asiatici (in particolare Vietnam e Cina). Si è inoltre molto impegnato per l’adesione del Vaticano al Trattato di non proliferazione nucleare. Nel 2009 papa Benedetto XVI lo ha nominato nunzio apostolico in Venezuela, in un periodo particolarmente teso nei rapporti tra la Chiesa e il governo di Caracas (all’epoca guidato da Hugo Chavez) e gli ha conferito personalmente l’ordinazione episcopale.

Come si legge in un articolo-ritratto pubblicato su Avvenire, Parolin ha “un’esperienza maturata sul campo nei più delicati scenari mondiali (a cominciare dal Medio ed Estremo Oriente, ma anche l’Africa e l’America Latina), la sempre competente dimestichezza con i dossier anche più ingarbugliati, l’approfondita conoscenza della macchina curiale e, soprattutto, una vita sacerdotale inappuntabile nella sua semplicità ed austerità”.

Nell’agosto 2013 papa Francesco lo ha voluto alla guida della Segreteria di Stato ed in seguito lo ha nominato, tra l’altro, membro della Congregazione per i vescovi, della commissione di vigilanza sullo I.O.R. E della Congregazione per la dottrina della fede.

Quanto alle sue posizioni politiche, in una lunga intervista rilasciata al quotidiano venezuelano El Universal nel 2013, si è espresso favorevolmente sulla possibilità di rivedere l’obbligo del celibato per il clero (“non è un dogma della Chiesa. E’ possibile riflettere su quei temi che non sono definiti dalla fede e pensare ad alcune modifiche”) e su una maggiore democratizzazione della Chiesa (“In questi tempi c’è un maggior spirito democratico nel sentire comune, che va ascoltato con attenzione. Credo che il Papa lo abbia indicato come un obiettivo del suo pontificato”). Molto meno aperte le sue posizioni su matrimoni omosessuali (ha parlato di “sconfitta per l’umanità” a proposito del risultato a favore del referendum irlandese in materia del 2015) ed eutanasia, che ha definito come un prodotto della “tracotanza violenta di chi vuole equipararsi a Dio”.

Meno quotata infine, ma pure da considerare per il suo attuale ruolo di Patriarca latino di Gerusalemme, la figura di padre Pierbattista Pizzaballa, 59 anni, profondo conoscitore del Medio Oriente e dell’ebraismo e molto apprezzato per il suo equilibrio nell’operare in un contesto da sempre (ed in questi tempi in particolare) delicatissimo. Meno “politico” degli altri due nomi italiani che stanno circolando, Pizzaballa ha comunque dalla sua la giovane età e la grande esperienza internazionale.

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Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi, due volte laureata presso l'università La Sapienza di Roma (in giurisprudenza e in scienze politiche), è giornalista pubblicista e scrittrice. Collabora con diverse testate e case editrici.

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