“Quella che commemoriamo oggi è la vita di Paolo Borsellino, servitore dello Stato che non si è mai arreso ai ricatti, alle paure, alle minacce, alla consapevolezza di un destino segnato. Con la tragedia immane di via D’Amelio, la mafia ha ucciso il magistrato, che ha interrotto la sua missione, ma non l’uomo che ha proseguito ininterrottamente il suo magistero. Il suo sacrificio, il dolore che ne è seguito e che ha segnato intere generazioni di giovani, hanno liberato le energie per la rinascita della Sicilia e dell’Italia intera. Per i ragazzi del Fronte della Gioventù Borsellino, che partecipò nel 1990 alla Festa nazionale, era un esempio di dirittura morale tanto che i parlamentari missini lo votarono come Presidente della Repubblica. Ottenne solo 47 voti. I partiti dell’arco costituzionale fecero un’altra scelta.
Il 19 luglio di trentuno anni fa scoccò l’anno zero, generazioni di italiani scesero in campo in ogni dove per estirpare la mafia annusando quel profumo di libertà di cui parlava Paolo Borsellino. La libertà contro il ricatto e la costrizione vince sempre”. È quanto scrive il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia sulla sua bacheca Facebook.