“Approvato al Senato il Disegno di legge che ci pone all’avanguardia nel mondo. Siamo il primo Paese a vietare la commercializzazione, importazione e produzione di cibo sintetico. Un altro fondamentale passo nell’unica direzione che il Governo Meloni conosce: quella dell’interesse nazionale. Avanti così, per l’Italia.” Questo il commento del Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, dopo che il Senato il 19 luglio ha approvato il ddl sulla carne sintetica con 93 voti favorevoli, 28 contrari e 33 astenuti. Un primo passo importante perché la nostra Nazione non sia vittima dell’ossessione del cambiamento che caratterizza questo nostro tempo complesso.
Il voto del Senato conferma come la maggioranza in Italia si voglia impegnare nella tutela della filiera agroalimentare italiana, sotto ogni aspetto, da quello qualitativo a quello economico. E non parliamo solo di una maggioranza politica, ma della maggioranza anche dei cittadini, tanto che in migliaia hanno aderito alla campagna contro i cibi sintetici promossa da Coldiretti, volta alla sensibilizzazione dei temi al centro del disegno di legge passato oggi in Senato.
Il principio alla base della Legge Lollobrigida è semplice: difendere il sistema Italia. Il che significa difendere il concetto di qualità alla base delle nostre eccellenze, invidiate da tutto il mondo e di cui dobbiamo essere orgogliosi e che abbiamo l’onere e l’onore di preservare come comunità.
Con questa legge si intende quindi proteggere ogni aspetto del sistema Italia, non solo il patrimonio agroalimentare e culinario italiano, ma anche i milioni di lavoratori che operano in quello che è uno dei più grandi settori economici del nostro Paese e, più di tutto, la nostra l’identità storica e culturale.
L’Italia non esisterebbe senza il suo cibo, senza i suoi prodotti gastronomici e alimentari. È dunque doveroso garantire che il nostro cibo e tutto ciò che esso rappresenta non venga sostituito e soppiantato da prodotti artificiali, privi di una loro storia e di un proprio richiamo culturale, e che sono in realtà espressione dei grandi interessi economici internazionali che li sovvenzionano.