Equivalgono a 135 milioni di euro i fondi stanziati dal governo Meloni nell’ultima legge di Bilancio per il contrasto alla violenza di genere. 135 milioni da dividere in tre anni: 43,5 nel 2023, 46 nel 2024 e 45,8 nel 2025. Sono molte le misure previste e spaziano in più settori: la maggior parte di esse è riservata all’acquisto di immobili da adibire a case di rifugio, mentre saranno rafforzati i centri antiviolenza e i centri di riabilitazione. Tra le misure più importanti lo sgravio fiscale per i datori di lavoro che assumono vittime di violenza, al fine di reinserirle degnamente nella società. Tutte misure che dimostrano l’impegno del governo Meloni in fatto di prevenzione e di sostegno alle vittime di violenza domestica nel tentativo di contrastare, senza barriere ideologiche, un fenomeno che fa registrare numeri ancora troppo alti.
Analizzando le varie misure previste dal governo, in generale per quest’anno è stato rifinanziato – dopo che nel 2023 i fondi era già stati incrementati di 10 milioni di euro – il “Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne”, la strategia dell’esecutivo per rispondere ai bisogni connessi alle violenze di genere: prevenzione, protezione per le vittime, punizione per chi agisce violenza, formazione ed educazione della popolazione, sensibilizzazione, autonomia economica e abitativa delle donne. Nel dettaglio, proprio in quest’ultimo punto si sostanzia la maggiore attenzione del governo, con uno stanziamento di 75 milioni di euro nel triennio di riferimento per la realizzazione e l’acquisto di strutture da utilizzare come case rifugio destinate alle vittime di violenza: le case rifugio danno alle donne e ai loro figli, gratuitamente e anonimamente, la possibilità di trovare riparo dalle violenze e protezione per la durata del percorso di recupero. Altro importante incentivo per la riabilitazione della donna e il suo reinserimento nella società è lo sgravio destinato ai datori di lavoro che assumeranno le vittime di violenza domestica: la misura, a cui sono destinati 9,3 milioni nel triennio 2024-2026 e altri 3,2 milioni nel biennio successivo, prevede uno sconto contributivo fino a 8 mila euro e sarà legato alla durata del contratto. Più il contratto è stabile, tanto più lo sgravio sarà prolungato nel tempo: se il contratto è a termine, l’incentivo dura un anno; se si trasforma in indeterminato, dura 18 mesi; se nasce a tempo indeterminato, lo sgravio dura 24 mesi. L’incentivo sarà utilizzato non solo dai datori, ma anche da enti e associazioni del Terzo settore che affiancano le vittime di violenza domestica nel loro percorso riabilitativo. Come già accennato, poi, sono stati rifinanziati i percorsi di formazione per gli operatori, rafforzati i centri antiviolenza con 5 milioni di euro e i centri di riabilitazione per gli autori di violenza con 4 milioni di euro; 9 milioni, poi, sono destinati all’empowerment femminile. Ulteriore misura è il reddito di libertà, un assegno mensile di 400 euro che sostiene l’autonomia delle donne vittime di violenza sole o con figli minorenni: questa misura, dalla durata di un anno, si basa su uno stanziamento di 10 milioni nel triennio 2024-2026 e di altri 6 milioni annui a partire dall’anno successivo. Un impegno, quest’ultimo, che si coniuga infine con la volontà, ancora in cantiere, del ministro del Lavoro Marina Calderone di allargare l’Assegno di inclusione anche alle donne vittime di violenza e agli orfani di femminicidio.