La giornata contro la violenza sulle donne è iniziata con le dichiarazioni del presidente del Consiglio Giorgia Meloni sui suoi profili social: là premier ha ricordato che si tratta di “una piaga sociale e culturale che non ci consente di voltare lo sguardo dall’altra parte, ma che ci spinge a riflettere e ad agire con ogni azione possibile volta a tutelare le vittime dall’abominio della violenza”. Il Governo, da inizio mandato, ha messo in campo “strumenti di contrasto, prevenzione e sicurezza”, in un lavoro che deve proseguire “nel nome di tutte coloro che oggi non sono più con noi: mamme, sorelle, figlie, amiche”. Poi, il messaggio per le donne: “1522 è il numero a cui rivolgersi per parlare, denunciare e ricevere aiuto immediato, in qualsiasi momento. Ogni voce che si alza contro la violenza è un passo verso una società più sicura e libera dalla paura. Ricordate: non siete sole”.
L’intervista a “Donna Moderna”
In giornata, poi, è arrivata l’intervista a “Donna Moderna”, con la direttrice Maria Elena Viola. Le parole che hanno fatto più scalpore: “Verrò definita razzista, ma c’è una incidenza maggiore, purtroppo, nei casi di violenza sessuale da parte di persone immigrate, soprattutto”. Il suo intervento in realtà è molto profondo e tratta di un tema molto più delicato quanto urgente: “Io vengo accusata ogni giorno – ha spiegato – di aver introdotto troppi nuovi reati”, ma nella realtà dei fatti “il tema della sicurezza, soprattutto nelle nostre città, è sempre più evidente”. Di questo parlano chiaramente i dati delle forze dell’ordine, e i reati “servono per combattere l’insicurezza dilagante nelle nostre città”. In questo contesto rientra anche “il tema del contrasto all’immigrazione illegale di massa, una delle materie su cui il governo si spende di più”.
Quindi, l’impegno del governo, nell’investire risorse pubbliche nella lotta alla violenza di genere: “Abbiamo raddoppiato le risorse, anche per i centri anti-violenza, certo poi le risorse non bastano mai ma cercheremo di fare sforzi ulteriori”. In ogni modo, i fondi stanno iniziando a dare i loro frutti, anche grazie alla campagna di informazione fatta per aiutare le donne. E la riprova di ciò, sta nel fatto che stanno arrivando molti casi di denunce: “Mi sembra oltretutto che siano soldi ben spesi”, perché “gli strumenti,quando ci sono e vengono conosciuti, funzionano”.
È una sfida culturale
C’è da fare ovviamente di più. Il problema resta, e resta perché il fenomeno potrà essere combattuto, ma non abbattuto soltanto con le pene: si tratta di una vera e propria sfida culturale, che la premier appare pronta a combattere. “È un tema – ha spiegato – sul quale mi sono chiaramente interrogata molto. L’Italia ha una legislazione molto importante su questa materia, legislazione alla quale tra l’altro ha contribuito anche questo governo con un’ultima legge approvata un anno fa all’unanimità dalle forze politiche. Una delle poche cose che siamo riusciti ad approvare all’unanimità. Io penso, che arrivati a questo punto, la sfida sia soprattutto di carattere culturale”. Serve dunque un dibattito migliore, più sano, senza divisioni politiche: “Trovo – ha aggiunto – che molto spesso di questa materia si parli un po’ anche accettando magari lo scontro ideologico, su una materia sulla quale invece non ha proprio senso né dividersi né cercare il buono e il cattivo”. Tuttavia, si tratta di “una di quelle materie sulle quali bisogna tutti – indipendentemente da età, dove si vive, partito politico – in cui tutti bisogna sedersi attorno a un tavolo e interrogarsi”. La speranza è che d’ora in poi possa essere così.