Gli ultimi dati rilevati in merito agli italiani che lasciano la nostra Nazione sono il riflesso di una generazione che non crede più al futuro della propria terra natìa. Nel 2019 coloro che si sono iscritti all’Aire, Anagrafe degli emigrati, sono stati 122mila. La stima reale degli espatri effettivi, secondo il Sole 24 Ore, è di 2,6 volte superiore. Volendo rendere più concreti i numeri: è come se domani ci svegliassimo e Bari non avesse più un solo abitante. La tragedia nella tragedia è che per lo più questi sono ragazzi e ragazze con istruzione universitaria e capitale imprenditoriale. Cosa significa? Banalmente che lo Stato non solo ha perso un suo cittadino ma ha perso un investimento e, soprattutto, ha negato a un suo figlio di immaginare un futuro nel luogo dove ha affetti, amici e famiglia. In altre parole? A casa sua. E perché? Perché i salari non sono competitivi, la burocrazia scoraggia i giovani imprenditori e la politica, in un Paese sempre più vecchio, sembra disinteressata agli interessi dei giovani.
Questo è accaduto negli ultimi 10 anni in cui, di riffa o di raffa, la sinistra è riuscita a rimanere incollata alle poltrone del governo. Finalmente, da dopo il 26 settembre 2022, ossia quando le urne hanno decretato che a governare il Paese ci avrebbe pensato un governo di destra-centro, sta avvenendo un cambio di passo all’interno dei palazzi del potere. Gli occhi sono di nuovo puntati su quella generazione che per troppo tempo, nonostante gli slogan di chi c’era prima, si è sentita abbandonata. Questo per merito, oltre che di Fratelli d’Italia, soprattutto dei deputati appartenenti a Gioventù Nazionale, il movimento giovanile del partito italiano con più consensi. A sinistra si lavora con la propaganda, a destra in parlamento e con le leggi di Bilancio. Dalla cosiddetta tampon tax, ossia la riduzione al 5% dell’Iva per i prodotti della prima infanzia e per gli assorbenti, passando per l’aumento del 50% dell’assegno unico a tutti colo che hanno un figlio (aumento che dura fino a quando il bimbo non fa un anno). Senza dimenticare il taglio del cuneo fiscale sui redditi fino a 35mila euro e la contribuzione azzerata per chi assume under36. Non mancano gli incentivi per i giovani che sognano un futuro nel settore agricolo: dalla facilitazione delle procedure amministrazione all’aumento dei finanziamenti. In questo mondo non manca Generazione Terra, un fondo che finanza al 100% l’acquisto della terra per nuove aziende fondate giovani imprenditori agricolo. E poi, nella Delega fiscale grazie ai deputati Fabio Roscani e Chiara La Porta, rispettivamente presidente e vicepresidente di Gioventù Nazionale, la parola “giovani” è stata inclusa nella misura. L’impegno di chi proviene da questa storia e la rappresenta nelle istituzioni è prima di tutto nei confronti di chi rappresenta: i più giovani che nella società moderna corrispondono ai più deboli.
La svolta sembra arrivata. Vedremo tra dieci anni quali saranno i dati dell’Aire. Ciò che ad oggi è certo, però, è che in nove mesi di governo Meloni si è parlato meno ma fatto molto di più per i giovani che in 10 anni di sinistra.