Volevano uccidere Trump perché combatte per nostra la libertà

Lo avevo scritto nel mio ultimo libro e ribadito in innumerevoli interviste, l’ultima delle quali il 28 giugno scorso: Donald Trump rappresenta un problema enorme per l’establishment globalista e per i fanatici dell’ideologia woke e l’unico modo per impedire il suo ritorno alla Casa Bianca è eliminarlo fisicamente. Il tentato assassino di oggi è il frutto di una campagna di odio e mistificazione sistematica della realtà che non si è fermata nemmeno dopo l’attentato: giusto per fare un esempio, la CNN, degna rappresentante di un giornalismo ormai moribondo, ha pubblicato un titolo privo di ogni menzione all’attentato: «i Servizi Segreti hanno portato via Trump durante un comizio».

Un titolo del genere potrebbe lasciare intendere di tutto, perfino che lo abbiano arrestato durante il suo comizio. Incredibile, vero? Un ex presidente degli Stati Uniti subisce un tentato assassinio e tutto quello che i media mainstream riescono a fare è minimizzare e distorcere. È l’ennesima dimostrazione di come si siano suicidati professionalmente, riducendosi a fabbricare quotidianamente fake news per contrastare i Patrioti che osano opporsi ai globalisti.

La premessa della campagna di Biden è chiara: Trump è un fascista che va fermato a tutti i costi. Questa retorica violenta e sconsiderata ha prodotto il tentato assassinio di oggi. È un attacco non solo a un uomo, ma a un simbolo della resistenza contro l’omologazione culturale e politica. È tempo che Elly Schlein e gli altri leader della sinistra riflettano seriamente sulla tossicità della loro propaganda, poiché la demonizzazione sistematica dell’avversario politico ha raggiunto livelli pericolosi e inaccettabili anche alle nostre latitudini, basti pensare alla violenza mediatica e verbale subita quotidianamente da Giorgia Meloni e dalla comunitàdi Fratelli d’Italia.

Infine, al netto delle differenti dinamiche, è impossibile non vedere un parallelismo tra queste due immagini. Trump, salito sul predellino della sua auto con il volto insanguinato, rievoca inevitabilmente quel 13 dicembre del 2009, quando Silvio Berlusconi, dopo essere stato aggredito in piazza Duomo a Milano, fece lo stesso gesto di reazione. Due leader, due uomini bersagliati dall’odio politico, entrambi simboli di una destra che non si piega e non si arrende.

In questo clima di intolleranza e violenza, ci chiediamo: dove sono finiti i principi democratici e il rispetto per l’avversario? La risposta sembra purtroppo evidente. Chi detiene il potere mediatico ha scelto la strada della mistificazione e della demonizzazione, dimenticando che la democrazia si basa sul confronto e sul rispetto reciproco. E mentre il mondo guarda sgomento, ci chiediamo chi sarà il prossimo bersaglio di questa moderna caccia alle streghe.

Trump non è solo un uomo, è il simbolo di una battaglia più grande, una battaglia per la libertà di pensiero e per la sopravvivenza di una democrazia vera, non pilotata dai poteri forti; e finché ci saranno uomini e donne disposti a combattere per i valori della Civiltà occidentale, la speranza di vivere in un mondo realmente libero non morirà mai.

Forza, Presidente Trump! Mai arrendersi!

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Alessandro Nardone
Alessandro Nardone
Consulente di marketing digitale, docente alla IATH Academy, è autore di 9 libri. È stato inviato di Vanity Fair alle elezioni USA dopo aver fatto il giro del mondo come Alex Anderson, il candidato fake alle presidenziali americane del 2016.

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